Meno tasse, meno pubblico e più mercato
Legge di stabilità Una politica iper neoliberista di stampo reaganiano. Peggio solo Monti e Fornero
Legge di stabilità Una politica iper neoliberista di stampo reaganiano. Peggio solo Monti e Fornero
Forse la quadratura del cerchio è stata trovata. Un po’ di rammendo da una parte, ago e filo, una toppa quando serve, ed ecco pronta la Legge di Stabilità per il 2016. Dobbiamo ancora aspettare il parere della Commissione Europea. In ballo ci sono quasi 6 mld di maggiore flessibilità e il posticipo del pareggio di bilancio di un altro anno (2018), ma il segno di classe della manovra economica è servito. È il solito vestito. Non è buono per gli appuntamenti di gala, ma questa volta il governo vorrebbe indossarlo per andare alla prima della scala.
Non è un bel vestito, lo dicono in tanti, ma la bellezza fortunatamente è negli occhi di chi guarda. La manovra è pubblicizzata come espansiva. Vero! I ricchi e le imprese beneficeranno di un ulteriore contributo – quasi 6 mld di euro tra taglio di imposta sulla prima casa, imbullonati e anticipo parziale della riduzione delle imposte sui profitti. In questo caso possiamo adoperare il termine meschino. Infatti, l’anticipo rispetto al calendario iniziale, che prevedeva il taglio dal 2017, dipende però dall’ok Ue allo sfruttamento dei margini sull’emergenza migranti: «Se ci sarà questa clausola, saremo ben felici di usarla per l’Ires e ulteriori interventi sull’edilizia scolastica». Le risorse per gli immigrati dati agli imprenditori! Storia già vista.
Sono politiche iper neoliberiste di stampo reaganiano: meno tasse, meno pubblico e più mercato. Un aiuto ai poveri non si nega mai a nessuno. Cosa volete che sia? La coscienza deve pur difendersi dalle incursioni del «diavolo». Il paradiso è solo per gli eletti. Il Ministro Padoan è diventato un paravento per coprire le peggiori politiche economiche che la repubblica ricordi, comunque seconda all’inarrivabile Mario Monti e Fornero. Senza entrare troppo nel dettaglio della Legge di Stabilità, è appena il caso di ricordare l’importanza delle tasse rispetto alla distribuzione di reddito che si realizza nel mercato e la distribuzione di reddito (disponibile) dopo il prelievo ficale. Dal 2000 la polarizzazione del reddito di mercato, cioè prima dell’intervento pubblico, è diventata insopportabile.
L’Italia assomiglia sempre di più agli Stati Uniti, e non è un buon segnale. Solo attraverso l’intervento pubblico – prelievo fiscale e tax espanditure – il reddito disponibile delle famiglie migliora, riducendo non di poco la polarizzazione del reddito di mercato. L’indebolimento del sindacato provocato dal Jobs Act, così come la proposta di modello contrattuale del presidente di Confindustria, non fanno altro che accentuare la cattiva distribuzione del reddito. L’idea di ridurre le tasse per far ripartire il sistema economico, in realtà, nasconde delle finalità poco nobili o, perlomeno, non dichiarabili. La Legge di Stabilità gioca non poco con i numeri. Il governo avrebbe trovato quasi 17 mld da spendere per il 2016? Se la Commissione Europea non riconosce le flessibilità di bilancio, cioè la possibilità di portare il deficit per il 2016 da 1,4 a 2,4% del Pil, il governo deve inventarsi qualcosa di magico. Sul groppone ci sono 16,8 mld di clausole di salvaguardia da coprire. I risultati della spending review sono solo una frazione di quello che sarebbe necessario. Tagliare la spesa pubblica italiana è veramente complicato perché è la più bassa tra i paesi europei, al netto degli interessi passivi sul debito pubblico.
Alla fine è rimasto molto poco da tagliare. Infatti, viene bloccata la spesa sanitaria, previdenziale e dell’istruzione. Nemmeno il rientro dei capitali dall’estero e le relative entrate fiscali sono esenti da critiche. Se poi consideriamo che l’uso del contante sale a 3 mila euro, mentre negli altri paesi si muovono in senso contrario, significa che il governo rinuncia alla tracciabilità dei pagamenti. Un bel regalo ai soliti noti. Vedremo poi nel dettaglio se le misure di contrasto all’evasione fiscale sono quelle che sono state suggerite da alcuni consiglieri economici di Renzi.
Sono misure di buon senso, ma il buon senso è merce rara nell’attuale compagine governo le millanterà come riduzione delle tasse. Il bonus di 80 euro sarà trasformato in detrazione di imposta. Dal punto di vista pratico per i contribuenti cambia poco o nulla. Ma ciò che Bruxelles ha classificato come un aumento di spesa pubblica, sarà trasformato in riduzione di imposta, anche per i criteri contabili europei. Gli investimenti, i contratti pubblici, la riforma della previdenza, la sanità e l’istruzione? Nella vita non si può avere la moglie ubriaca e la botte piena. Di cosa ci lamentiamo? «Italia forte, Italia semplice, Italia giusta e Italia orgogliosa» (Renzi).
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