Appelli

Meno disuguali in un clima migliore

750 miliardi per avviare una transizione economica verde. Tutte le proposte per rendere l'Europa più sostenibile

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 5 dicembre 2014

Questo piano di investimenti verde è volto ad affrontare in tempi brevi il deficit cronico di investimenti pubblici e privati che caratterizza ormai l’Europa (in tempi brevi perché la finestra di opportunità per farlo è già stretta) e contrastare le tendenze deflazionistiche sempre più frequenti negli Stati membri. È questa, infatti, la prima condizione necessaria per mobilitare le capacità economiche dell’Ue e per redistribuirle verso un modello economico capace di affrontare le grandi sfide del nostro tempo: la lotta contro il cambiamento climatico e il degrado ambientale globale, così come la lotta contro la povertà e le disuguaglianze all’interno e all’esterno dell’Ue.Il Piano Verde per gli Investimenti prevede, innanzitutto, una serie di azioni rapide da mettere in atto entro i prossimi tre anni. Le risorse necessarie per evitare che il nostro pianeta oltrepassi la soglia critica di 2 gradi di surriscaldamento, richiedono un minimo di 750 mld di euro di investimenti pubblici e privati. Ci vuole quindi un pacchetto di 750 mld di euro per gli anni 2015-2017, 1/3 del totale proveniente dal settore pubblico e 2/3 da quello privato, di denaro fresco, vale a dire fondi nuovi e non riallocati.

Come mobilitare nuovi fondi? Il piano si basa su due meccanismi che non prevedono l’aumento della pressione fiscale sulle famiglie, né di deficit e debito pubblico, vale a dire: l’attivazione di imposte differenziate (tecnica nota come “frontloading”) e l’istituzione di un fondo di risparmio per l’energia. Il piano può, quindi, essere attuato nel rispetto degli impegni di bilancio assunti dagli Stati membri.

Per uno sviluppo sostenibile, però, non bastano tanti soldi, ma servono investimenti di qualità e orientati verso settori che sono coerenti con l’obiettivo di battere i cambiamenti climatici e uscire dalla crisi. Da tempo si continua ad investire male, come accade nel settore delle infrastrutture di trasporto, dove l’uso incauto di fondi pubblici per progetti non sostenibili a livello ambientale e sociale (ad esempio il progetto Stuttgart21, la Lione-Torino o gli aeroporti regionali) ha portato per decenni ad allocare le risorse in modo inefficiente. Non possiamo più ripetere questi errori.
Inoltre, una parte significativa delle risorse previste dal piano saranno erogate per i servizi di interesse generale, ad esempio nel settore dell’energia, dei trasporti o dell’acqua, in gran parte controllati dalle autorità pubbliche e, quindi, soggetti alla responsabilità democratica.

Le nostra priorità sono la creazione di un’Unione per l’Energia Verde (basata su efficienza energetica ed energie rinnovabili), le politiche di prossimità, dalla mobilità alla salute, l’innovazione sociale ed ecologica.
Per quanto riguarda il futuro del Piano di Investimenti, post 2018, la seconda parte del piano prevede fondi aggiuntivi derivanti dalla riprogrammazione e dalle riforme del quadro finanziario pluriennale (Mff) durante la revisione post-elettorale che avrà luogo nel 2016, dalla la verifica dei risultati dei Fondi Europei e di Investimento (Esif) del 2019, come così come, a partire dal 2020, dalle nuove opportunità di finanziamento nell’ambito del nuovo quadro finanziario pluriennale 2020+. Questi momenti serviranno come trampolino di lancio per continuare sul tracciato già creato dal piano.

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