La redazione consiglia:
Sanremo 70: fiori,canzoni e badanti 2.0È sempre il giorno dopo che fa la differenza. La mattina. Quando davvero ci si dovrebbe svegliare e farsi un «caffè con il limone» come Marco Mengoni suggerisce nel testo del suo brano sanremese. Dopo un qualunque genere di hangover. Perché per vederlo per intero (e per lavoro devi) un po’ di «risacca», anche solo per mancanza di sonno, c’è sempre. Mengoni è bravo. Bravissimo. Sfidiamo chiunque a dire il contrario. Ma lo diciamo proprio senza dubbio, perché non solo non esistono praticamente differenze tra la versione registrata su disco e quella dal vivo ma, oltre a questo, la canzone è bella.“Ero in un momento si può dire di crisi. Stavo pensando che avrei anche potuto tornare indietro, ricominciare l’università. Mandare a quel paese chi non credeva in me. Molti mi davano per spacciato. E invece no”.

LA PROVA? Il giorno dopo, verso le 11 con due caffè sorbiti, anche se senza gocce di limone, in strada verso il lavoro, mentre esplode dagli altoparlanti Due vite, improvvisamente l’aria diventa più leggera. Spacca. Mengoni è la prova che se uno viene dato per favorito, a volte non è per un luogo comune o per i click sui social (avrà anche quelli ovviamente) o per una critica benevola e di parte. A volte è che uno se le merita proprio le cose. Per talento, perché ha il pezzo giusto, gli autori giusti, lo stato vitale giusto. Quello che volete. Però Mengoni c’è. Eccome. In adultità, consapevolezza artistica e parrebbe anche umana. «Ma ho finito le scuse e non ho più difese», solo quando diventi grande riesci a dirlo, meglio, a dirtelo. A dieci anni dalla sua vittoria con L’essenziale, meno male che ha continuato su questa strada e non ha ceduto alle paure che lo attanagliavano ai tempi, «giungevo catapultato da XFactor, ero inconsapevole, immaturo, giovane. Arrivavo con una 500 carica di sogni e vestiti, senza uno stylist, senza truccatori né parrucchieri» -per inciso la cosa che ci convince meno è il completino di pelle firmato Versace…

«ERO IN UN MOMENTO si può dire di crisi. Stavo pensando che avrei anche potuto tornare indietro, ricominciare l’università. Mandare a quel paese chi non credeva in me. Molti mi davano per spacciato. E invece no. Ho combattuto quel Sanremo contro tutti, oggi è tutto diverso. Avrei comunque continuato a fare musica. Perché per fare musica mica per forza deve essere un mestiere». Dice che il brano è scaturito lentamente ed è parte della trilogia di Materia (Terra), «sono contento di tutto, sono soddisfatto di quello che sto facendo. La canzone è nata spontaneamente e io me l’ero promesso: se salterà fuori un pezzo giusto per Sanremo lo farò». Eccolo il pezzo giusto.