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Meloni guarda l’Africa con gli occhi di Minniti. Oggi la conferenza

Meloni guarda l’Africa con gli occhi di Minniti. Oggi la conferenzaMeloni e i leader europei incontrano il presidente tunisino Saied – Ansa

Attesa nella capitale Alla Farnesina i rappresentanti del «Mediterraneo allargato». Al centro dell’incontro: dossier immigrazione ed energia. Si parla di sviluppo, ma gli interlocutori sono regimi antidemocratici

Pubblicato circa un anno faEdizione del 23 luglio 2023

Si svolgerà oggi a Roma, alla Farnesina, la «Conferenza internazionale su sviluppo e migrazioni» con cui il governo Meloni vuole avviare un percorso di azioni politico-diplomatiche rivolto al «Mediterraneo allargato». Cioè quello spazio che corre dalle isole Canarie al golfo Persico e tiene insieme le due sponde del Mare Nostrum. Oltre ai paesi Ue del Med5 – Spagna, Malta, Grecia, Cipro e Italia – sono invitati rappresentanti di alto livello degli Stati nordafricani e del Golfo.

L’ELENCO PRECISO era in via di definizione ancora ieri sera. Alcuni nomi potrebbero cambiare all’ultimo momento. Per la Tunisia ci sarà il presidente Kais Saied, per l’Egitto il primo ministro Moustafa Madbouly e per la Libia il primo ministro di Tripoli Mohammed Dabaiba e il presidente del Consiglio presidenziale, una sorta di capo di Stato in assenza della nuova Costituzione, Mohamed Al-Menfi (assente il leader della Cirenaica Khalifa Haftar, ricevuto a Palazzo Chigi a maggio). Altri inviati partiranno da Marocco, Algeria, Turchia, Kuwait, Bahrein, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita. Attesi la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e l’omologo del Consiglio europeo Charles Michel.

NELLE INTENZIONI della premier Giorgia Meloni la conferenza rappresenta il primo tassello del «Piano Mattei» che, fanno sapere fonti diplomatiche, sarà presentato a novembre in una Conferenza Italia-Africa. Al centro dell’incontro c’è ovviamente il dossier immigrazione, su cui la destra si gioca una buona fetta di credibilità con il suo elettorato. Sconfessata subito dopo l’insediamento la proposta del blocco navale e messa in pausa la guerra alle Ong, che non ha prodotto alcun risultato rispetto alla diminuzione delle traversate, davanti agli occhi della compagine meloniana restano i numeri degli sbarchi. Nell’ultima settimana viaggiano su una media di oltre mille al giorno e sono ormai vicinissimi a quota 85mila (+145% rispetto allo stesso periodo 2022). Cifre che non dovrebbero allarmare un paese in piena crisi demografica, ma che costituiscono un grosso problema per chi si è candidato alle elezioni promettendo di mettere fine agli arrivi via mare.

OGGI MELONI si giocherà la carta del memorandum firmato con la Tunisia, anche se ancora deve mostrare i suoi effetti. La strategia a cui ambisce il governo italiano, nella speranza di poter agire sulle «cause profonde» delle migrazioni, è incentivare lo sviluppo economico attraverso partnership in sei settori: agricoltura, energia, infrastrutture, educazione-formazione, sanità, acqua-igiene. Dove è chiaro che il boccone più ghiotto è quello energetico, soprattutto per l’intenzione di Meloni di trasformare l’Italia nell’hub energetico europeo facendo valere la sua collocazione geografica. Cosa significhi discutere di «sviluppo» con regimi antidemocratici o paesi spaccati in due resta da vedere. Nessuna crescita economica senza redistribuzione può fermare le persone che fuggono dalla povertà, che si sommano a chi scappa da guerre, persecuzioni politiche ed effetti di un cambiamento climatico che la destra un giorno nega, l’altro sminuisce.

UN MAGGIORE PROTAGONISMO italiano al di là del Mediterraneo, comunque, non è un’invenzione meloniana. È la strategia che da anni suggerisce e sostiene Marco Minniti, ex ministro dell’Interno Pd e oggi presidente della Fondazione Med-Or di Leonardo. Il suo progetto combina militarizzazione delle frontiere ed estrazione di risorse. All’interno degli stravolgimenti geopolitici globali e del confronto tra potenze ha assunto nuova importanza. Perché in Africa incombono la presenza di Russia e Cina. Proprio qualche giorno fa Minniti, a proposito dell’appuntamento di oggi, ha accostato Meloni ad Angela Merkel affermando che, analogamente a quanto fece la cancelliera nel 2015 con l’accordo anti-rifugiati siriani con Erdogan, spetta all’Italia fare da apripista Ue in Africa.

GIOVEDÌ la premier sarà a Washington per incontrare il presidente Joe Biden. Parleranno di Ucraina e via della Seta, ma anche del rapporto con Mediterraneo e Africa, «filo rosso» che lega la conferenza della Farnesina alla trasferta Usa, ha detto ieri Meloni al Tg1 .

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