La corte di Cassazione ha ulteriormente anticipato al 24 febbraio (dal 7 marzo) l’udienza per decidere sul ricorso contro il 41 bis, cui è sottoposto l’anarchico Alfredo Cospito dal 4 maggio scorso, presentato dal suo avvocato contro il rifiuto opposto dal Tribunale di Sorveglianza di Roma. Una data però ancora non compatibile con le cattive condizioni di salute del detenuto che è in sciopero della fame dal 20 ottobre: «Non c’è più tempo», spiega il suo legale.

Eppure anche la via politica non sembra affatto facilmente percorribile. Anzi, per la premier Meloni è fuori discussione, come ha detto ieri sera a Dritto e rovescio, su Rete 4, intervistata da Paolo del Debbio: «Nel ’91, mi sembra – ricostruisce Meloni – Cospito era già in carcere e decise di fare lo sciopero della fame e venne graziato. Lo Stato lo ha graziato e lui è uscito ed è andato a sparare. Non stiamo parlando di una vittima. Dopodiché ora gli anarchici di vario genere in tutta Europa cominciano a minacciare persone che lavorano per lo Stato italiano», e «leggo la dichiarazione di Valitutti che dice: faremo giustizia se muore, colpiremo con le armi chi indicheremo come responsabile diretto o indiretto della sua morte. Mi aspettavo che i giornali prendessero le distanze, mi ha molto colpito quel silenzio. Se stabilisco il principio che tolgo il 41bis a chi fa lo sciopero della fame, quante ne avremo di mafiosi che lo fanno? O perché saltano le macchine? Credo che lo Stato non tratta con la mafia, e neanche con il terrorismo».

DALLA STESSA PARTE del muro c’è il ministro Nordio, che pure qualcuno racconta come fosse ben disposto nei confronti di Cospito prima delle proteste anarchiche, e che non ha ancora comunicato la propria decisione sull’istanza di revoca del 41 bis depositata dall’avvocato Flavio Rossi Albertini sulla base di nuove evidenze processuali. Sembra però che il parere della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo arrivato già da qualche giorno nelle mani del Guardasigilli lascerebbe aperta la possibilità di trasferire il detenuto all’Alta sicurezza, circuito separato dagli altri e dunque più controllato ma che «non implica una differenza nel regime penitenziario (come nel caso del 41 bis) in relazione ai diritti e ai doveri dei detenuti ed alla possibilità di accedere alle opportunità trattamentali», come spiega l’associazione Antigone.

IN UN DOCUMENTO lungo una decina di pagine e molto articolato, l’antimafia non darebbe infatti un giudizio netto, sia pur sottolineando la «pericolosità» del soggetto, lasciando al ministro la scelta politica: il 41bis o l’Alta sicurezza. Circuito quest’ultimo definito tramite una circolare del Dap, emessa il 21 aprile 2009, e suddiviso in tre livelli a seconda della pericolosità del detenuto. In tutti i livelli la censura della corrispondenza è prevista. E questi basterebbe, nel caso di Cospito.

ALTRO PARERE RECAPITATO ieri in via Arenula – e ancora non divulgato – è quello della Direzione distrettuale antimafia di Torino, giunto dopo un vertice tra il procuratore capo Anna Maria Loreto, un procuratore aggiunto del pool antiterrorismo e un magistrato della Dna che si è tenuto il 30 gennaio al Palazzo di Giustizia. Sarebbe invece negativo il lungo parere del Procuratore generale del Piemonte, Francesco Saluzzo.

«È un momento tragico – è il grido d’allarme dell’avvocato Flavio Rossi Albertini intervenuto ad un’assemblea pubblica a Milano, dopo un colloquio di oltre tre ore con il suo assistito nel carcere di Opera – se qualcuno vuol fare qualcosa per revocare il 41 bis a Cospito deve farlo ora. È sempre più magro, ha perso 45 chili. La situazione si sta estremamente complicando e si sta andando oltre la soglia critica. È assolutamente determinato ad andare avanti ma è consapevole che ciò porterà a delle conseguenze irreparabili». La dottoressa Angelica Milia, medico personale di Cospito fino a quando era nel carcere di Sassari, non lo vede da una settimana ma conferma che il detenuto ha anche smesso di assumere integratori, mentre «gli viene ancora somministrato del potassio». Ma, avverte, «il deficit elettrolitico rischia di bloccare un organo interno da un momento all’altro, cuore o polmoni soprattutto».