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Meeting di Cl, la legge di bilancio è un rebus ma Giorgetti attacca il Pnrr

Meeting di Cl, la legge di bilancio è un rebus ma Giorgetti attacca il PnrrGiancarlo Giorgetti – Ansa

Governo «Il progetti del Piano sembrano i piani quinquennali dell'Urss»: il ministro leghista si rifugia nelle battute sorvolando sulle difficoltà in tema di conti

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 24 agosto 2024

La legge di bilancio è alle porte, la Banca d’Italia lancia un appello sul debito, l’Italia deve inviare il suo piano strutturale a Bruxelles fra poche settimane. Ma al meeting di Rimini il ministro dell’Economia sorvola su tutto questo e attacca il Piano nazionale di ripresa e resilienza: «Potrei riempirvi di titoli di piani e progetti Pnrr sulla formazione che ricordano i piani quinquennali dell’Unione sovietica, scusate la battuta». Per poi rincarare parlando del nuovo Patto Ue che costringe a un’ottica «di corto respiro». A Rimini però è ospite anche  il Commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni, che ribatte: «Dà l’impulso a lavorare sul medio e lungo periodo» con il debito dell’Italia che «a differenza di quello greco non ha ancora imboccato come deve imboccare nei prossimi dieci anni una via sicura di graduale riduzione». Uno scambio di frecciate che vivacizza la giornata, mentre va avanti nel centrodestra lo scontro sullo ius scholae.

Non c’è, nell’intervento di Giorgetti, nessun riferimento diretto alla legge di bilancio né alle parole del governatore di Bankitalia Fabio Panetta sulla spesa per gli interessi del debito pari a quella relativa a  scuola e università. Arriva invece, dal ministro, una serie di osservazioni sull’Unione europea, dove le forze euroscettiche non hanno sfondato, a una settimana dal termine in cui i governi sono chiamati a inviare i loro nomi per la nuova Commissione. Sul «mitico Pnrr» l’affondo: il ministro leghista da tempo chiede una proroga della scadenza oltre il 2026, a luglio lo aveva bollato come «politica keynesiana all’amatriciana».

Sulla riforma del Patto di stabilità, dove Giorgetti aveva rivendicato il successo di aver incluso la possibilità di allungare a sette anni i tempi di aggiustamento dei conti pubblici per i Paesi che rispettano i tempi del Pnrr, ieri ha attaccato: «Il pensiero lungo non è adeguatamente valutato e ci costringe a decisioni di politica di bilancio inevitabilmente di corto respiro». Tocca a  Gentiloni la replica: «Che il Pnrr sia fatto di interventi sovietici mi pare una battuta, del resto conosco bene il ministro Giorgetti e le sue battute. Con gli eurobond per finanziare il Pnrr l’Unione ha attraversato il Rubicone e con 190 miliardi di risorse l’Italia ne é il principale beneficiario. Piuttosto se non riuscissimo a spendere questi quattrini, attuare questi investimenti, allora ci sarebbe un problema di burocrazia, ma da parte nostra (cioè dell’attuale esecutivo ndr), non da parte di chi ha immaginato i progetti, cioè i governi italiani e chi li ha autorizzati, cioè la Commissione Europea».

Sullo sfondo resta, senza riferimenti diretti, una manovra da 25 miliardi, con la caccia a 15 miliardi da trovare per stare dentro il percorso concordato, con i lavori che entrano nel vivo subito dopo Rimini. E anche qui, Gentiloni disfa la narrazione di un’Italia che cresce più degli altri: «Non mi metterei a fare grandi elucubrazioni sulla differenza tra la crescita in Italia (0,2% nel secondo trimestre, ndr) e la crescita in Francia (0,3%, ndr), perché sono veramente molto simili». Ma, soprattutto, usa parole sul debito che sollevano un interrogativo sulla traiettoria dei 3.000 miliardi di passivo tricolore, che il Def vede in rialzo fino al 2026 (a un soffio dal 140%) prima di tornare a scendere.

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