«Operazione Mediterranea», il diritto di salvare vite umane
La nave italiana della piattaforma «Mediterranea» – Ruben Neugebauer
Politica

«Operazione Mediterranea», il diritto di salvare vite umane

Una nave italiana Nell’anniversario della strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013 parte la piattaforma della società civile per farsi «testimonianza»
Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 5 ottobre 2018
Risuonano uno dopo l’altro i nomi delle vittime, nomi senza corpo che raccontano di una moltitudine di vite e di storie, infrantesi sui confini dell’Europa: si intitola Asmat – Nomi il cortometraggio di Dagmawi Yimer, una delle opere più potenti ed evocative sul naufragio del 3 ottobre 2013. L’anonimato, in fondo, è una delle caratteristiche che definiscono le donne, gli uomini, i bambini in transito nel Mediterraneo – così come in molti altri spazi di frontiera. Riscattare la singolarità irriducibile di un’esistenza è l’estremo gesto di resistenza che ci propone Asmat – Nomi. NEL QUINTO ANNIVERSARIO di quel naufragio, mentre nel...
Per continuare a leggere, crea un account gratuito
Hai già un account? Accedi