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L’Anm risponde piano: «Serve responsabilità»

L’Anm risponde piano: «Serve responsabilità»

Le toghe e il leader leghista Il presidente Giuseppe Santalucia ha comunque lanciato l’ennesimo allarme sul clima generale che circonda la magistratura

Pubblicato circa un mese faEdizione del 17 settembre 2024

Il disagio c’è, ma per ora solo quello. Di fronte all’asprezza (eufemismo) degli attacchi che il governo sta riservando ai magistrati del processo Open Arms, le contromisure dell’Anm si limitano all’invettiva. Ieri, a Otto e mezzo, su La7, il presidente Giuseppe Santalucia ha comunque lanciato l’ennesimo allarme sul clima generale che circonda le toghe. «Avvertiamo un costante clima di parole e uso del linguaggio che a volte ho definito irresponsabile – ha detto -. Parlare di una magistratura che un mese siede al tavolo del complotto e quello successivo fa un processo alla politica… Tutto questo avvelena il dibattito pubblico sulla giustizia. Quelli che non sono puntualmente informati di ogni vicenda sentono ripetere questo linguaggio pericoloso, non è un dato irrilevante. Chiamerei tutti ad un uso responsabile delle parole».

Nello specifico, sul caso Open Arms, Santalucia ha detto di aver letto la requisitoria, trovandola «tutt’altro che un comizio» quanto piuttosto «una ricostruzione faticosa di una vicenda complessa anche e soprattutto dal punto di vista normativo. Si difendono i confini senza violare la legge, è elementare. Bisognerà vedere se c’era un pericolo per i confini, e questo è materia del processo. In ogni caso, un pericolo lo si fronteggia con le armi del diritto. La legge deve essere rispettata sia dai ministri sia dai cittadini comuni. È questo il comandamento a cui ci uniformiamo».

Nella giornata di domenica, a polemica caldissima, l’Anm di Palermo pure ha rilasciato dichiarazioni in solidarietà alle toghe impegnate nel processo a Salvini. «Sono state rivolte nei confronti di rappresentanti dello Stato nella pubblica accusa insinuazioni di uso politico della giustizia e reazioni scomposte, anche da parte di esponenti politici e di Governo – ha detto il presidente Giuseppe Tango -. Sono dichiarazioni gravi, non consone alle funzioni esercitate, in aperta violazione del principio di separazione dei poteri, indifferenti alle regole che disciplinano il processo, che minano la fiducia nelle istituzioni democratiche e che costituiscono indebite forme di pressione sui magistrati giudicanti». Parole che sbattono però contro una polemica che continua a crescere d’intensità: ormai gli esponenti della maggioranza non si fanno problemi nemmeno a definire la magistratura, nel suo complesso, «eversiva».

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