Europa

Medio Oriente archiviato: niente accordo tra i 27 sul cessate il fuoco

Medio Oriente archiviato: niente accordo tra i 27 sul cessate il fuocoBruxelles – Ap

Vertice europeo Il documento finale non parla del conflitto

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 16 dicembre 2023

Della richiesta di un cessate il fuoco avanzata con forza da Irlanda, Belgio, Spagna e Malta nessuna traccia. Non solo perché nel documento finale dell’ultimo Consiglio europeo 2023 il tema Gaza è stato archiviato. Ma soprattutto perché le differenze di posizione tra i 27 ci sono e si sentono.

Evapora la possibilità di far sentire la voce dell’Europa stringendosi in una posizione comune sul conflitto tra Hamas e Israele. L’aveva auspicata il premier belga Alexander De Croo, chiedendo «pieno accesso umanitario, liberazione degli ostaggi e fine delle ostilità» con l’obiettivo di «fermare l’uccisione di civili innocenti» da entrambe le parti. Il capo di governo irlandese Leo Varadkar aveva specificato come «la maggioranza dei Paesi europei sta chiedendo il cessate il fuoco, mentre uno o due non sono su questa linea perché temono che ciò possa fermare la ricerca dei terroristi Israeliani da parte di Israele», aggiungendo però di essere in disaccordo con tale posizione. Il governo Netanyahu, aveva aggiunto, può dare la caccia ai terroristi «senza per questo condurre l’azione bellica distruttiva che sta portando avanti al momento».

De Croo e Varadkar fanno riferimento alla risoluzione votata in Assemblea generale dell’Onu lo scorso 12 dicembre. Una schiacciante maggioranza (153 a favore, 10 contrari e 23 astensioni) si è espressa per il cessate il fuoco umanitario a Gaza, contestualmente al rilascio senza condizioni degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas. Ma ad opporsi – oltre a Israele e Usa – c’erano Austria e Repubblica Ceca, alleati intransigenti del governo Netanyahu nell’Ue. E altri Paesi europei figurano tra gli astenuti: oltre all’Italia, anche Germania, Paesi Bassi, Romania, Slovacchia, Lituania e Ungheria.

Il Consiglio ha così preso atto della spaccatura tra chi sosteneva il cessate il fuoco umanitario e chi preferiva chiedere «pause umanitarie», come ha dovuto ammettere lo stesso Charles Michel nel corso della conferenza stampa conclusiva. Ed è per questo che la voce Gaza è addirittura sparita dalla dichiarazione finale. Certo, la presidente della Commissione von der Leyen ha sottolineato che non ci sarà pace «senza una soluzione politica sia per gli israeliani che per i palestinesi», che Gaza «ha bisogno di un governo palestinese riformato» e non di una presenza a lungo termine delle truppe di Tel Aviv. In aggiunta, il presidente del Consiglio Ue Michel ha evocato le sanzioni contro i coloni in Cisgiordania, di cui l’Ue inizia a discutere dopo la proposta avanzata lunedì scorso dall’Alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell.

Borrell aveva allargato le braccia alla vigilia del Consiglio, perché «una posizione comune non c’è». Ma è toccato a Varadkar osservare: «L’Ue ha perso la sua credibilità per non aver preso una linea forte e unitaria sul conflitto. Abbiamo perso credibilità di fronte al Sud globale a causa dei nostri doppi standard. E francamente, chi ci critica non ha tutti i torti».

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento