Aniello Di Iorio, geologo e guida di montagna è l’unica persona a essere salita sulla pendice nord del monte Epomeo nel punto dove all’alba di sabato si è distaccata la frana che ha investito Casamicciola.

Che situazione ha trovato?

Sono partito dalla zona del Cretaio. Smottamenti e piccole frane mi hanno costretto a continue deviazioni. Ho attraversato, dall’alto, la zona dalla quale è partita la frana del 2009 che è ancora facilmente individuabile. La frana grande di sabato, di enormi dimensioni, l’ho raggiunta sopra la zona di via Celario a circa 600 metri di altezza sul livello del mare.

Dal basso colpisce che non sia rimasto in piedi un solo albero, sembra una pista da sci.

È proprio come una pista. Il terreno sul quale erano piantate le radici degli alberi poggia su uno strato di argilla solida e altamente scivolosa. La terra inzuppata e satura di acqua è venuta giù lungo la massima pendenza a grande velocità. Sono rimasti in bilico grossi blocchi tufacei, massi anche di due o tre metri di diametro in equilibrio precario che molto facilmente potranno precipitare a valle senza più incontrare ostacoli. Inoltre il terriccio scivolato in basso ha indebolito del tutto la zona, alla prossima pioggia può venire giù ancora tantissimo materiale, il pericolo è imminente visto che è facile prevedere nuove e abbondanti piogge.

La perturbazione è in arrivo. Che cosa bisognerebbe fare nel frattempo secondo lei?

Mettere il più possibile in sicurezza l’area. Approfittare della presenza in zona di un gran numero di mezzi pesanti e leggeri e rimuovere almeno tutti i massi.

Ma immediatamente sotto la frana di sabato non ci sono più case minacciate, c’è solo distruzione.

Proprio per questo una nuova frana potrebbe più facilmente raggiungere il centro abitato. Inoltre bisogna capire che quando una frana scende imposta sempre altre frane. Nel terreno ho visto dei tagli, sono tanti possibili inneschi che devono essere sanati. Altrimenti, se non succede alla prossima pioggia, succederà a quella successiva.

Qual è la situazione che la preoccupa di più?

La cava Pozzillo che guardando la montagna è alla sinistra della frana di sabato. A monte di quella cava ho visto degli inneschi di frana, sulle pendici e lungo il corso ci sono delle abitazioni che rischiano di scivolare, a valle la cava è ostruita dai detriti ed è tombata. Molto materiale è già arrivato a valle e la cava è esondata, come tutti hanno visto il fango è arrivato a mare. Per tragica ironia proprio nel punto in cui partono le mie escursioni con i turisti.

Dove li porta?

In montagna e prima di partire faccio notare a tutti come quelle che chiamiamo cave siano ben visibili anche dal basso. Sono le faglie, naturalmente pendenti, evidenziate anche dalle cime più basse degli alberi che riproducono l’avvallamento. Ce ne sono tante di queste faglie, le conosciamo bene e tutto nasce da lì: le frane, i terremoti, l’acqua termale. Sono il destino dell’isola.