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Massa o Milei, Argentina al bivio: “Ma chiunque vinca sarà il Fondo monetario a governare”

Massa o Milei, Argentina al bivio: “Ma chiunque vinca sarà il Fondo monetario a governare” – Ap

Intervista La ricercatrice universitaria e attivista femminista Luci Cavallero; "Sergio Massa ha grandi possibilità di vincere, ma vedo un futuro di grande conflitto sociale"

Pubblicato circa un anno faEdizione del 18 novembre 2023

Si avvicina il ballottaggio di domenica per le presidenziali in Argentina. I sondaggi dicono Sergio Massa, attuale ministro dell’Economia, ma la paura che Javier Milei possa vincere non lascia il paese. Per capire il clima che si respira in queste ore abbiamo incontrato la ricercatrice universitaria e attivista femminista Luci Cavallero.

Ci fai un ritratto di Milei?

Milei è un economista che si definisce anarco-capitalista. Ha lavorato per diverse imprese e per anni è stato molto presente sulla televisione argentina imponendosi all’opinione pubblica come personaggio eccentrico e così ha deciso di candidarsi.  È un economista ultra neoliberista e ha basato il suo discorso contro la casta politica e contro i maggiori partiti che hanno governato il paese per poi allearsi, per il ballottaggio, con uno di questi (Junto por el cambio). La candidata a vice presidente e quindi stretta alleata di Milei è legata alla dittatura cívico-militare di Videla. Non solo lei. Altri rappresentanti del partito hanno posizioni ultra repressive e di fatto se Milei parla di libertà continuamente dietro di lui ci sono posizione autoritarie. È certamente un outsider della politica e la grande domanda è qual è il suo legame organico con i fondi di investimento, con il settore finanziario e con quei poteri economici che possiedono il debito argentino. Che potrebbero fare endorsement per Milei anche per la sua proposta di dollarizzazione dell’economia.

E Massa?

È un politico professionista che ha iniziato la sua carriera nel Partito liberale. È quindi entrato nel Partito peronista e ha avuto un ruolo importante nel governo di Nestor e Cristina Kirchner, fino a quando nel 2013 diventa uno dei principali oppositori di Cristina proponendo un programma di destra rispetto all’esperimento progressista di quest’ultima. È legato strettamente a settori della borghesia argentina “transnazionalizzata”, con le imprese che si occupano di estrattivismo e agroesportazioni. Massa ha una proposta di sviluppo nazionale basata sull’esportazione di materie prime, ma con formule di redistribuzione della ricchezza.

Come si sono organizzati i movimenti femministi?

Il collettivo di Non Una di Meno ha costruito percorsi assembleari a partire dalla vittoria alle primarie di Milei e abbiamo iniziato a costruire istanze di organizzazione e discussione non solo a Buenos Aires ma in tutto il paese per costruire una manifestazione, l’unica che c’è stata, tra le primarie e il primo turno delle presidenziali con il motto “la libertà è nostra” e apertamente schierata contro la destra, le misure del Fondo monetario internazionale, per l’educazione sessuale integrale e in difesa dell’aborto legale, sicuro e gratuito. I movimenti femministi sono stati molto importanti nella fase politica che ha seguito le primarie generando una campagna di micromilitanza e un attivismo che ha permesso di muovere le corde sensibili della popolazione sui pericoli che significherebbe avere l’ultra destra al governo dell’Argentina. Il movimento si è trasformato in una riserva democratica capace di resistere e confrontarsi con l’ultra destra.

Che futuro vedi per l’Argentina?

Penso che Sergio Massa ha grandi possibilità di vincere. Nonostante tutto vedo un futuro di grande conflitto sociale perchè il FMI è quello che davvero governa in Argentina ed è intervenuto in maniera diretta nella campagna elettorale tentando di soffocare il governo in carica togliendogli l’appoggio. Nel prossimo periodo penso ci sarà una lotta molto dura tra i settori popolari che vogliono recuperare la loro forza d’acquisto e le politiche di aggiustamento che il FMI vuole imporre a prescindere da chi governa.
Il paese si trova in una crisi economica molto dura con l’inflazione che sale con i salari bloccati. Il ritorno del FMI in Argentina nel 2018 ha velocizzato questa crisi imponendo trimestralmente aggiustamenti. Se con Macri le misure sono state assai profonde con questo governo non c’è stato un cambio di passo deciso. Il problema principale è quello dell’indebitamento e colpisce sia chi lavora con economie formali sia chi vive di economie informali e popolari. E così anche la classe media subisce il fenomeno.

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