Cultura

Marx e gli antidoti alle ricombinazioni del pensiero reazionario

Marx e gli antidoti alle ricombinazioni del pensiero reazionarioUna installazione di Antony Gormley

SAGGI «Intersoggettività o transindividualità», l'ultimo volume di Vittorio Morfino per manifestolibri

Pubblicato più di un anno faEdizione del 10 febbraio 2023

Il libro di Vittorio Morfino Intersoggettività o transindividualità, pubblicato nella collana «Spazio Marx» della casa editrice Manifestolibri (pp. 384, euro 28), ha un sottotitolo programmatico: Materiali per un’alternativa. Il lettore interessato alla ripresa di Marx sarà incuriosito dal riferimento all’«alternativa».

QUALE ALTERNATIVA? Quella tra due modelli filosofici, e politici, apparentemente assonanti, in realtà opposti: da un lato, c’è l’intersoggettività, cioè l’idea per cui i rapporti sociali siano la somma degli scambi tra «soggetti» già individuati; dall’altro lato, c’è la «transindividualità», l’idea per cui l’individuo e la società si costruiscono in una relazione storica, collettiva, produttiva in divenire. Da un lato, quello dell’«intersoggettività», viene prima l’Io dell’individualismo proprietario, la figura di una coscienza che contiene il mondo, e non viceversa. Dall’altro lato, quello della «transindividualità», viene prima la relazione nella sua forma sociale, cioè il pluriverso composto dai modi di produzione, il capitalismo. Da un lato, c’è l’idea del «soggetto» considerato sinonimo di «individuo». Dall’altro lato, c’è la critica materialistica che rende evidente quanto sia fittizia tale l’equivalenza e la spiega come l’esito di una storia all’interno della quale è possibile distinguere le differenze tra Cartesio, che abbozzò l’idea; Kant, Hegel e Husserl che l’hanno formalizzata, pur con notevoli differenze tra loro.

Da un lato, c’è chi ritiene che noi siamo il «soggetto» del linguaggio che usiamo, o quello a cui alludiamo quando parliamo di politica o di diritto. Dall’altro lato, c’è chi considera tale «soggetto» tutt’altro che un dato naturale. Non è solo l’esito di una storia della filosofia. È un «doppio» alienato, l’avatar di quello che il capitalismo ha espropriato: la forza lavoro, la facoltà più preziosa che esista. Senza di essa le macchine non funzionerebbero. La forza lavoro produce i valori del mondo ed è comune a chi è costretto a venderla in cambio di un lavoro pagato sempre peggio.
«Transindividuale» è il rapporto sociale, produttivo e cooperativo in cui vive la forza lavoro, il motore invisibilizzato dell’accumulazione capitalistica. L’oggetto del suo sfruttamento, il soggetto della sua trasformazione. L’idea stessa del «mondo» è l’intreccio di questa duplice attività conflittuale, l’insieme dei rapporti che possono essere trasformati. Non ci sono essenze metafisiche sotto o sopra, prima e dopo. Tutto è immanente ai rapporti sociali, tutto si trasforma o si distrugge in essi, e attraverso di essi, nello stesso movimento storico.

PER CAPIRE LA DIFFERENZA tra l’approccio intersoggettivo e quello transindividuale Morfino suggerisce di leggere le Tesi su Feuerbach scritte da Marx nel 1845 e pubblicate postume da Engels, non senza interpolazioni fuorvianti. Il «transindividuale» permette di superare alcune contraddizioni di Marx e approfondire il dibattito sulla sua filosofia della prassi fatta da Antonio Gramsci a Louis Althusser. Ma per farlo è necessario ripensare la categoria proposta dal filosofo francese Gilbert Simondon in termini anti-marxisti e anti-spinozisti. L’idea di ricontestualizzarla, dentro e oltre Spinoza e Marx, è discussa da Etienne Balibar con l’autore del libro. Non è preso in considerazione Gilles Deleuze che ha discusso le tesi di Simondon e le ha ripensate in maniera interessante per una prospettiva materialistica.

A differenza dall’anti-intellettualismo populista, e ai numerosi funerali del pensiero critico celebrati nel frattempo, il «transindividuale» è uno degli strumenti che permettono di rinnovare l’idea di «critica». Critica come unità dialettica tra individuo e collettivo, soggettivo e oggettivo, teoria e prassi in una società considerata come una totalità aperta, non chiusa su se stessa. Critica come esito di una prassi comunista che modifica sia la conoscenza che l’azione e infrange l’impotenza organizzata in cui viviamo. Un antidoto alle ricombinazioni aberranti del pensiero e dell’azione realizzate dall’internazionale reazionaria che popola gli anfratti virtuali dei social network o inneggia al «Dio-patria-famiglia» quando assalta i parlamenti.

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