Marta Mancini, intervista visiva #06/2021
Roma, 1981)
Pittrice. Vive e lavora a Roma, dove si è diplomata presso l’Accademia di Belle Arti nel 2006. Muovendo dalla dimensione estetica e psicologica dei suoi primi paesaggi, il lavoro attuale riformula questa dinamica dentro la creazione di uno spazio meta-pittorico. Tra le mostre personali, si ricordano: Disegnini al telefono, Il Crepaccio Instagram Show (2020); Marta Mancini / Mario Cresci, Booth Matèria, Artissima, Torino (2019); La molla, Matèria, Roma (2018); Abita, galleria S.A.L.E.S, Roma (2012). Tra le collettive recenti: Insieme, Mura Aureliane di San Lorenzo, Roma (2020); Due quadri e un tavolo, Richter Fine Art, Roma (2020); Arcoscenico, Numero Cromatico, Roma (2020); Flash, Metodo Milano (2020); View/Openwork, Galleria Monitor, Roma (2019); Ipercorpo, Oratorio di San Sebastiano, Forlì (2019); Premio Hdrà, Palazzo Fiano, Roma (2019); Premio Lissone, MAC, Lissone (2018); The HP Collection, Operativa Arte Contemporanea, Roma (2018); Rosina – Spectrum, Limone, London, UK (2018); La vita della mente, Istituto Svizzero, Roma (2017). Residenze e workshop includono: Openwork, SenzaBagno, Pescara (2019); Simposio di Pittura, Fondazione Lac o Le Mon, Lecce (2018); Specchio, specchio…, Casa Morante, Castel di Ieri, L’Aquila (2018).
Per saperne di più www.martamancini.it
//ARTE
Marta Mancini indaga la pittura come processo di ridefinizione e consegna alla tela un rigore spaziale, un movimento e una corporeità che sfugge sia l’astrattismo che la figurazione. Attualmente procede attraverso una dinamica di sottrazione, affidando al colore la cifra dello spazio pittorico. “La tensione stabilita nelle complesse superfici di Mancini – scrive il pittore Michele Tocca- è un modo per invitare a riflettere sulla doppia natura della pittura come illusione e oggetto, riattivando categorie estetiche fondamentali quali la bellezza, il grottesco, il pittoresco, la rappresentazione e il gestuale.”
//LAVORO
Marta affronta il lavoro come processo artistico: “Ciò che esiste non sempre si distingue da ciò che non esiste – scrive l’artista – lavorare allora significa operare questa difficile distinzione, tentando di far esistere qualcosa. Se c’è qualcosa di nuovo, nasce nel banale. Si prendono cose minuscole e si cerca di allargarle.”
//TEMPO
Per l’artista il concetto di tempo è insito in una routine: “Andare da casa a studio, rimanervi la giornata, tornare a casa e l’indomani ritornare a studio e andare avanti così. Nella dimensione artistica concetti come avanti, indietro, prima o dopo possono perdere quel valore consequenziale che hanno nella vita. Ad esempio certe volte opere vecchie risultano più giovani e viceversa, il tempo passa ma non è passato, i quadri parlano tra di loro.”
Vai sul profilo instagram del @manifesto per visualizzare l’intervista visiva di Marta Mancini. intervista #06 del 18/04/21
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