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Marrakech, crolli nella Medina e colpita la moschea di Koutoubia

Marrakech, crolli nella Medina e colpita la moschea di KoutoubiaIl minareto della moschea di Koutoubia, a pochi passi da Jemaa el-Fna

Patrimonio culturale I danni non sono ancora registrati, la precedenza va alla ricerca dei superstiti, ma il muro rosso ha perso alcune sue parti e video che circolano sui social mostrano il celebre minareto avvolto in un pulviscolo

Pubblicato circa un anno faEdizione del 10 settembre 2023

In un video drammatico che registra in diretta la catastrofe del sisma, si vede il minareto della celebre moschea di Koutoubia a Marrakech tremare nel cielo scuro e spargere intorno a sé un pulviscolo sprigionatosi da crolli nella parte superiore. Gli occhi degli abitanti sono puntati sul monumento: sotto shock aspettano, sperando che la moschea, a cinque minuti a piedi da piazza Jemaa el-Fna (risalente all’XI secolo e dichiarata patrimonio culturale immateriale dell’umanità dall’Unesco nel 2001: è qui che si sono riversate migliaia di persone in fuga dopo le forti scosse), regga l’urto del terremoto di magnitudo 6.8. È un’immagine iconica che racconta, in mezzo alla disperazione delle perdite umane, lo sbriciolarsi di un patrimonio culturale che è memoria identitaria e insieme luogo di fede e incontro. La Città vecchia è in ginocchio.

La moschea di Koutoubia (non visitabile all’interno dai non musulmani) è considerata una delle maggiori del mondo islamico e il suo minareto, alto 69 metri, è soprannominato il «tetto di Marrakech». Situata all’inizio dell’arteria centrale Avenue Mohamed V nella parte storica della Medina, visibile pure a 25 km di distanza, è conosciuta anche come Moschea dei Librai perché originariamente costruita nel suq dei mercanti di manoscritti o, secondo la tradizione, perché dopo la sua costruzione vi furono allestite bancarelle di libri. Fu voluta dall’emiro Almoravide (dinastia berbera), Ali ben Youssef, che fortificò Marrakech e ne avviò la costruzione nel 1120. Il suo successore Abd al Mumin, primo califfo della dinastia almohade, riprese i lavori dal 1141 al 1154, ma fu sotto il regno di suo nipote, Abu Youssef Yacoub El Mansour, che il luogo sacro assunse il suo aspetto definitivo (anche per le decorazioni), intorno al 1196.

L’entità dei danni al patrimonio marocchino è ancora da registrare, la priorità va alle ricerche dei sopravvissuti sotto le macerie, ma alcuni post sui social media hanno mostrato i crolli degli edifici nella Città Vecchia, anche il «muro rosso» che circonda la parte antica risulta pesantemente colpito e con pezzi mancanti.

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