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Mare d’Azov e mar Nero, un risiko per il controllo strategico dell’area

Mare d’Azov e mar Nero, un risiko per il controllo strategico dell’area

Russia/Ucraina Ma la zona è anche di forteinteresse economico per i giacimenti di gas e petrolio dei suoi fondali

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 27 novembre 2018

Federica Mogherini lunedì scorso aveva preso di petto la querelle del Mar d’Azov. Uscendo dalla riunione del Consiglio della Ue, il capo della diplomazia europea aveva sostenuto che «l’Europa intende adottare misure mirate», in relazione alla crisi tra Russia e Ucraina nel mare d’Azov. Per il responsabile della politica estera europea «la situazione nel Mar d’Azov sarebbe dannosa non solo per l’economia ucraina, ma anche per le navi che battono bandiera di paesi europei». Per far capire da che parte stia la Ue in questa controversia, Mogherini concludeva: «Stiamo mandando un chiaro segnale alla Russia perché ponga fine alla situazione creatasi».

MA COSA STA SUCCEDENDO sul mar D’Azov e perché la situazione è tanto delicata? Il mar d’Azov è di fatto un bacino del mar Nero in cui da sempre transitano le navi commerciali russe e ucraine. Sull’Azov si affacciano almeno quattro porti importanti: quelli ucraini di Maryupol e Berdyansk e quelli di russi di Rostov sul Don e Taganrog. La Russia lo usa per rifornire la penisola crimeana la quale prima della costruzione del ponte inaugurato qualche mese fa, non aveva collegamenti con la terra ferma della Federazione. Con il ponte si riducono sensibilmente i costi di approvvigionamento e di comunicazione, rendendo l’incorporamento della regione nella Federazione russa qualcosa di più di un fatto compiuto. Ma la zona è anche d’interesse economico perché nei suoi fondali sono presenti giacimenti di gas e petrolio. Per questo il controllo delle sue acque è diventata un’appendice sempre più importante dello scontro tra i due paesi slavi.

GIÀ DA MOLTI MESI Kiev e Mosca si accusano di bloccare le navi commerciali in transito, ma dallo scorso ottobre la situazione è andata degenerando. L’escalation è iniziata quando l’Ucraina, dopo aveva chiesto un miliardo di dollari alla Russia per le limitazioni alla sua attività commerciale, è stata spalleggiata dal parlamento della Ue che il 26 ottobre con una risoluzione in cui si minaccia «di rafforzare le sanzioni contro la Russia». «Il Parlamento europeo si rammarica che il mar d’Azov sia diventato una nuova dimensione marittima delle bellicose azioni russe contro l’Ucraina», si legge nel documento. Un’accusa rigettata dalla Russia: secondo Marya Zacharova, portavoce del Ministero degli esteri sono al contrario gli ucraini che mirano alla militarizzazione del Mar d’Azov con «la creazione di una base navale a Berdyansk e il blocco sistematico di alcune zone del mar d’Azov con la propria artiglieria».

Per Zacharova «le forze militari russe stanziate sono principalmente volte a proteggere il ponte di Crimea». Il giorno successivo l’ex comandante delle forze di terra statunitensi in Europa Ben Hodges, parlando al Forum per la sicurezza di Leopoli aveva consigliato gli ucraini di «aumentare il numero di rappresentanti della Marina nello Stato Maggiore e cioè di gente che capisce la situazione e può prendere decisioni». E a quali «decisioni» si alludesse, è ora diventato fin troppo chiaro.

NELLO STILLICIDIO quotidiano di reciproche ritorsioni, il 15 novembre si è arrivati alla decisione del Servizio di frontiera ucraino di fermare nei porti di Berdyansk e Mariupol ben 15 navi russe commerciali in transito nel Mar d’Azov. «A questo punto potremmo essere costretti ad applicare misure drastiche» replicava Franz Klintsevich, membro del comitato del Consiglio della Federazione russa. Che la militarizzazione del mare d’Azov sia in corso da tempo è dimostrato dalle notizie che si accavallano da settimane. Il 5 novembre la Difesa russa ha annunciato la costruzione di un aeroporto militare a Marine Chulek, a metà strada tra i porti di Rostov sul Don e Taganrog. Il 6 novembre, le navi russe della guardia di confine di Kizlyar e Syktyvkar con sede a Murmansk, sono giunte a Novorossiysk. E lo scorso ottobre le navi «Impeccabile» e «Kerch» si sono mosse verso il Mar Nero e ora hanno raggiunto il mar d’Azov.

MA LA MOBILITAZIONE è in atto anche nel campo opposto. Il 27 settembre gli Stati Uniti hanno consegnato a Kiev le due motovedette Drummond e Cushing. La flotta del Mar Nero ucraina ha anche spostato in zona le navi «Lubny» e «Nikopol». Oltre all’artiglieria e alla mitragliatrice, queste imbarcazioni blindate trasportano lanciagranate automatiche e sistemi missilistici Barrier-VK . Grazie alle loro piccole dimensioni (30 tonnellate), possono operare a basse profondità, in estuari, fiumi e laghi. Il 24 ottobre scorso il giornale ucraino Segodnya ha anche riferito che gli Usa sono pronti a trasferire le fregate della classe Oliver Hazard Perry a Kiev. Queste navi possiedono installazioni missilistiche antiaeree in cui è possibile sistemare sia missili anti-fregate sia elicotteri. y. co

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