Manovra tra le nuvole, un’altra scatola vuota
Di sicuro ci saranno sette anni di austerità. Dopo la finta discussione sul piano strutturale di bilancio, rinviato a dopo i dati dell'Istat del 23 settembre, il governo promettere di restringere la spesa ancora di più di quanto richiesto dalla Commissione Europea
Di sicuro ci saranno sette anni di austerità. Dopo la finta discussione sul piano strutturale di bilancio, rinviato a dopo i dati dell'Istat del 23 settembre, il governo promettere di restringere la spesa ancora di più di quanto richiesto dalla Commissione Europea
Il consiglio dei ministri si è riunito ieri attorno alla scatola vuota della legge di bilancio confezionata dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti. Per metterci un contenuto, che sarà di nuovo fumo, bisognerà aspettare il 23 settembre quando l’Istat aggiornerà i conti annuali.
Dopo il 23 il governo tornerà a riunirsi per ridiscutere il «Piano strutturale di bilancio» (Psb), il primo passo della manovra e il perimetro settennale entro il quale il governo Meloni e quello successivo (salvo rinegoziazioni) dovranno applicare la nuova stagione di austerità prevista dal patto di stabilità di nuovo in vigore. Insomma, per ora la manovra è finta, senza cifre né politiche. Mentre esponenti del governo continuano a dire e a non dire su tutto e il suo contrario.
Così si andrà avanti quando il governo sostiene che incontrerà le parti sociali, poi manderà il Psb a fare un giro in parlamento, Infine sarà messo su un aereo e andrà a Bruxelles. Ma non è finita qui. Ci sarà un altro piccione viaggiatore che recapiterà il Documento programmatico di bilancio entro il 15 ottobre. E così via in un rimpallo continuo fino al 30 novembre.
La commedia di ieri, preceduta da una certa enfasi, è presto spiegata. La scadenza del 23 settembre era nota da gennaio, ma sembra non al governo né alla Commissione Europea che hanno fissato a ieri la scadenza della presentazione del Psb. È difficile credere che il governo non conosca il calendario dell’Istat. È più probabile che prenda tempo per raschiare il fondo del barile con qualche condono fiscale. A Bruxelles tira un’aria pessima: la nomina a commissario all’Economia del falco Valdis Dombrovskis dovrebbe preoccupare Meloni e Giorgetti.
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Un altro condono per raschiare il fondo del barileIl ministro dell’economia ieri ha dato forse l’unica notizia. L’Italia del postfascismo leghista al potere farà, da subito, più austerità di quella richiesta dalla Commissione Europea che ha già avviato una procedura per deficit eccessivo. Giorgetti infatti ha assicurato che, entro il 2026, riporterà il rapporto tra deficit e Pil dall’attuale 4,4% a meno del 3%. Giorgetti si fida della durata della crescita, dell’aumento delle entrate fiscali e di altri ritrovati occasionali per gettare fumo negli occhi.
Questo può significare: blocco della spesa sociale, definanziamento della sanità, dell’istruzione, degli enti locali, dei servizi pubblici. Conseguenza dell’indisponibilità del governo a prendere risorse da extraprofitti, rendite, grandi patrimoni, evasione fiscale. C’èuna sola certezza: sette anni di austerità, causati da una riforma del Patto di stabilità avvallata dal governo.
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