Economia

La Bce dà un timido taglio ai tassi d’interesse, la crescita continua a soffocare

La Bce dà un timido taglio ai tassi d’interesse, la crescita continua a soffocareChriustine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea (Bce) – Ansa

Il caso Sforbiciata di 25 punti base della Banca Centrale Europea. La presidente Christine Lagarde: "Non intendo impegnarmi in un percorso prestabilito sul taglio. Per il futuro: Que sera, sera". Critici i sindacati europei. Lynch (Ces-Etuc): "Francoforte deve smettere di esacerbare la crisi del costo della vita, mettendo a rischio posti di lavoro. Sostenga gli investimenti dell’Ue". Il vicepremier ministro degli esteri Tajani: "Ora serve una riforma di questa banca"

Pubblicato 23 giorni faEdizione del 13 settembre 2024

La Banca Centrale Europea (Bce) ha tagliato il tasso sui depositi, uno dei tre principali tassi di riferimento, di 25 punti base, dal 3,75% al 3,5%. Si tratta del secondo taglio, dopo quello del 6 giugno scorso, che ha posto fine a due anni di rialzi per contrastare l’inflazione record. Ma in futuro non è detto che la discesa proseguirà così facilmente.

«QUE SERA, SERA – ha detto in spagnolo la presidente della Bce Christine Lagarde, con un atteggiamento di sfida – La Bce rimane strettamente dipendente dai dati con valutazioni fatte di volta in volta senza impegnarsi preventivamente a un particolare percorso di riduzione dei tassi». La politica monetaria resterà restrittiva almeno fino alla seconda metà del 2025. L’obiettivo è domare la persistente inflazione di fondo che, contrariamente a quella generale, è ben superiore al 2%, cioè al livello al quale dev’essere riportato per lo statuto della Bce che ha l’obiettivo della stabilità dei prezzi.

COSÌ FACENDO la Bce ha offerto un’effimera boccata d’ossigeno per allentare le tensioni sui mutui e sui prestiti alle imprese. Allo stesso tempo ha confermato di volere proseguire sulla strada sbagliata: continuerà a rallentare la domanda interna poiché ritiene che la causa dell’inflazione di fondo siano i salari e non i profitti realizzati a bizzeffe, a cominciare dal settore energetico e da quello bancario. Ciò comporta un effetto restrittivo sulla crescita del Prodotto Interno Lordo (Pil) e sugli investimenti, già storicamente carenti in un’Unione Europea votata all’accumulo degli avanzi primari di bilancio mentre si prepara ad affrontare un nuovo ciclo di austerità nei prossimi sette anni.

QUESTI PROBLEMI sono conosciuti dalla Bce. Lo si è letto nelle analisi dei suoi ricercatori e nei bollettini pubblicati a Francoforte. La stessa Lagarde è consapevole che la revisione al ribasso della crescita annunciata ieri è causata anche dal minore contributo che la domanda interna ha offerto e offrirà nei prossimi trimestri. E tuttavia la stessa politica proseguirà, affossando le residue speranze di rivitalizzare la crescita.

IL PARADOSSO è però solo apparente perché è il risultato di una teoria economica ideologica i cui effetti consistono nell’aumentare i profitti di alcuni grandi player del capitalismo sistemico e di contenere l’aumento dei salari.

IMPRESE, SINDACATI e politici ieri hanno ritenuto il taglio dei tassi insufficiente per prendere una boccata d’aria. «La timidezza della strategia della Bce non è in linea con l’urgente necessità di aumentare gli investimenti indicata questa settimana nel rapporto di Draghi che ha sottolineato come gli alti tassi di interesse costituiscano un ostacolo – ha detto Esther Lynch, segretaria generale della Confederazione europea dei sindacati (Ces-Etuc) – È stato dimostrato che gli alti tassi di interesse sono costosi e inefficaci nell’affrontare la causa principale di questa crisi inflazionistica, che i dati della Bce stessa mostrano essere gli alti profitti, in particolare nel settore energetico. Francoforte deve smettere di esacerbare la crisi del costo della vita e di mettere a rischio posti di lavoro di qualità, adempiendo alla sua responsabilità di sostenere la spinta agli investimenti dell’Ue attraverso tassi di interesse molto più bassi».

MARIO DRAGHI, e il suo rapporto sulla «competitività», è stato un riferimento onnipresente. Se il riferimento di Lynch alla scarsità degli investimenti è giusto, lo è stato altrettanto quello di Lagarde al fatto che – non a caso – Draghi non ha fatto cenno alla necessaria riforma della Bce di cui è stato il presidente, in particolare al cambiamento del suo orientamento monetarista di fondo. Ciò che correttamente Lagarde ha tratto dalla visione del Draghi profeta è l’esigenza di creare una «unione dei capitali» in Europa. Questo è lo strumento primario per raccogliere una parte degli 800 miliardi di euro all’anno di investimenti. Lo ha confermato ieri lo stesso Draghi a un’iniziativa del Corsera. In questa prospettiva Lagarde ha giudicato «interessante» l’operazione UniCredit-Commerzbank: «Il consolidamento bancario a livello europeo è auspicato da molto tempo».

NEL GOVERNO ITALIANO, preoccupato dall’aumento degli interessi sull’altissimo debito pubblico, si è sollevato qualche umore contrario. Per il vicepremier ministro degli esteri Antonio Tajani «il taglio dei tassi è una buona notizia a metà, senza accesso al credito è difficile per le imprese realizzare progetti e investimenti. Costretto dai fatti Tajani è giunto a chiedere una riforma non prevista da Draghi. «Serve una Banca centrale che possa governare la moneta per favorire la crescita».

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