La Banca Centrale Europea (Bce) è un’istituzione consapevole del carattere regressivo, e iniquo, della sua politica monetaria al punto da affermarlo, lei stessa, nel rapporto sulla stabilità finanziaria pubblicato ieri. Se la recessione è uno scenario sempre possibile nel capitalismo delle policrisi in cui le guerre si moltiplicano, è certo che i profitti aumentano. Quelli delle banche per esempio, ma evidentemente non solo loro. La Bce dice che hanno «aumentato la loro redditività». Le incognite esistono anche per loro: l’aumento dei costi di finanziamento derivante dalla crescita dei tassi di interesse (al 4,50%, massimo storico) che potrebbe avere come effetto una minore domanda di prestiti e il crollo dei mutui. Sta di fatto che, al momento, gli «attivi» crescono.

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Guardiamo all’Italia. Per le 5 maggiori banche (Intesa, Unicredit, Banco Bpm, Bper e Mps) il 2023 è stato un anno d’oro: 40 miliardi di euro di profitti in più. A fine anno potrebbero crescere del 70% rispetto ai 25 miliardi del 2022. Con 15,7 miliardi di profitti, i cinque gruppi, nei primi nove mesi di quest’anno, hanno eguagliato il dato dell’intero sistema del 2019 e superato il 2018 (15,1 miliardi).

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La farsa della tassa sugli extra-profitti annunciata dal governo Meloni si è tradotta in un rafforzamento del patrimonio delle banche che hanno optato per l’accantonamento a riserva non distribuibile pari a 2,5 volte l’importo teorico del prelievo fiscale. Si tratta di 4,2 miliardi per il 2023. Questo per chiarire il segno di classe dell’attuale governo che favorisce, e non contrasta, la politica monetaria che scarica il peso della crisi sui salari giustificandola con l’inesistente rischio di una spirale con i prezzi. La spirale non esiste: sono lavoratori e famiglie a pagare.

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Lo vediamo oggi dai dati Istat: calo delle compravendite del 11% e dei mutui del 31% su base annua. Lo ha confermato l’agenzia delle Entrate: le vendite di case sono scese nei tre mesi da aprile a giugno 2023 del 16 per cento. E lo dice anche l’Osservatorio sul mercato immobiliare 2023 di Nomisma: in 13 città italiane, da Bari a Roma passando per Milano e Venezia, l’erosione del potere di acquisto delle famiglie italiane, associata alle difficoltà di accesso al credito, sta mettendo in ginocchio il settore.

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Sono le conseguenze annunciate di un’idea politica reazionaria: per evitare che i salari salgano domani, bisogna punire oggi i lavoratori. Chi la pensa, come la Bce, sta cercando la via per una recessione «morbida». Ha confermato il governatore della Bundesbank Joachim Nagel: l’obiettivo è raggiungere il 2% dell’inflazione, ma la strada sarà lunga. «Nessuno può sapere cosa accadrà, ci possono essere sussulti, perché l’inflazione è ingorda». Mai come i profitti che garantisce.