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Manovra, Meloni cede poco. E punta i piedi sul Mes

Giorgia Meloni al Summit EU a Bruxelles foto LaPresseGiorgia Meloni al Summit EU a Bruxelles – foto LaPresse

Bozze da orbi Contentino di facciata a Salvini, niente a Fi. Ma la premier vuole evitare scontri evidenti

Pubblicato 11 mesi faEdizione del 28 ottobre 2023

Giorgia Meloni ha deciso di tenere duro sul Mes e lo annuncia senza giri di parole. Nella riunione dell’Eurosummit, nonostante previsioni e annunci, nessuno le ha chiesto conto della mancata ratifica da parte dell’Italia. Lo stesso presidente dell’Eurogruppo Donohoe, che nella lettera di due giorni fa al presidente del Consiglio europeo Michel aveva scritto «attendiamo con impazienza», ha riscoperto la pazienza e preferito glissare. La premier italiana però si espone: «Non si può approvare uno strumento senza conoscere il contesto e il contesto sono le nuove regole del patto di stabilità». Poi, ancora più chiara: «Il Mes richiama il vecchio patto, proprio quello che stiamo ridiscutendo. Anche chi vorrebbe accedere subito al Mes deve convenire che non lo si può discutere fino a quando non sappiamo qual è il quadro».

IL MESSAGGIO SEMBRA chiaro. La posta in gioco sono le nuove regole, delle quali Meloni ha discusso ieri in un faccia a faccia anche con la presidente di Bce Lagarde. «Tutto il resto è contorno» specifica: Mes incluso. È una partita difficilissima, nella quale la richiesta italiana di escludere dal calcolo del rapporto deficit/Pil le spese del Pnrr, della transizione ecologica e di quella digitale, degli aiuti all’Ucraina, si scontra con le strenue resistenze dei frugali, dietro i quali tira i fili la Germania. Il governo italiano ha poche carte da giocare e non ha alcuna intenzione di privarsi in anticipo della più forte di cui dispone, la possibilità di bloccare la riforma del Mes negando la ratifica.

Per lo stesso motivo, non esporre il fianco alla controparte nelle trattative sul nuovo patto, Meloni vuole che l’immagine del suo governo sia il più granitica possibile. Non esita a chiamare direttamente in causa un cronista che aveva parlato di una sua sfuriata contro Matteo Salvini. Ma quando mai. «Tutte le mattine ci sentiamo con Salvini e Tajani e ci facciamo grandi risate leggendo quel che scrivono i giornali». Ma una cosa sono i retroscena, che si possono sempre smentire, un’altra la scena, cioè la legge di bilancio, palco sul quale le divisioni, quando ci sono, non si possono mascherare. Meloni concede dunque a Salvini una vittoria, anche se più apparente che sostanziale, sul fronte delle pensioni. Il passaggio a quota 104, pur annunciato dal ministro Giorgetti in conferenza stampa, non c’è più. Per tutto l’anno prossimo resterà quota 103, però con tali espedienti e tante penalizzazioni da disincentivare quanto più possibile anche quelli che potrebbero vantare i requisiti per la pensione in anticipo.

È INVECE QUASI UN GIALLO l’unico passaggio davvero di sostanza: l’adeguamento delle pensioni alle aspettative di vita. Il governo gialloverde lo aveva fissato al 2026. La prima bozza di questo ddl di bilancio lo aveva anticipato di due anni e anche la seconda conferma il 2024 ma la materia sarebbe ancora oggetto di contesa, tanto che dallo stesso Mef ammettono che il testo «potrebbe ulteriormente cambiare».

CHI INVECE È RIMASTO sicuramente senza alcun risultato da vantare è Antonio Tajani. Entrambe le richieste di Forza Italia, l’aumento delle pensioni minime e l’abbassamento della cedolare secca sugli affitti brevi dal 26 al 23%, comunque un rialzo rispetto all’attuale 21%, sono state ignorate. In questa non grata situazione aumentano le spinte all’interno del partito azzurro per non rispettare l’impegno chiesto dalla premier, quello di non presentare emendamenti di maggioranza alla manovra. «Qualche emendamento alla manovra ci sarà e del resto sarebbe assurdo che proprio la legge di bilancio fosse non modificabile», dicono apertamente da Fi. Dal Mef il commento, informale, è secco: «Qualsiasi richiesta di modifica è del tutto legittima, purché sia auto coperta. Insomma, se si chiede di aumentare le pensioni minime bisogna dire dove si trovano i soldi. Ci vuole una grande consapevolezza del momento, che per il Paese non è facile».

In ogni caso lunedì, nel vertice di maggioranza inizialmente fissato per parlare di premierato, si farà un nuovo punto sulla manovra: Meloni vuole evitare a tutti i costi tanto un possibile ritorno in consiglio dei ministri, al momento non del tutto escluso, quanto uno scontro tra alleati troppo visibile. Altrimenti si indebolirebbe l’immagine del governo a Bruxelles e anche la legge di bilancio è solo «contorno» rispetto al piatto forte: il nuovo patto di stabilità.

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