Il dissenso nei confronti delle scelte del governo per la legge di bilancio non manca, le parole di condanna pure. Ma diventano ancora una volta oggetto di distinguo all’interno di un’opposizione che deve ancora trovare equilibri e fotografare rapporti di forza.

GIUSEPPE CONTE aveva annunciato la mobilitazione, assicurando che il Movimento 5 Stelle avrebbe fatto di tutto per difendere il reddito di cittadinanza dall’attacco del governo. Ed ecco che il Partito democratico chiama i suoi a ritrovarsi a Roma per il prossimo 17 dicembre, per manifestare contro la manovra economica che Enrico Letta definisce «improvvisata e iniqua: inadeguata rispetto al rischio recessione e all’impennata dell’inflazione». Dal Nazareno ci tengono a fare sapere che difficilmente la piazza dem sarà anche quella di Conte, tanto meno di Carlo Calenda. Il primo, è la valutazione che trapela, si è focalizzato solo sul reddito di cittadinanza. Il secondo, sarebbe impegnato più a cannoneggiare il Pd che a criticare la legge di bilancio di Meloni. Il leader di Azione in effetti non perde tempo ad attaccare il segretario uscente: «Enrico, fare manifestazioni contro la manovra senza proporre un’alternativa è esattamente l’opposizione che la destra si augura di avere – scrive il leader di Azione su Twitter- Vi manderemo il documento di dettaglio sulle proposte per una contromanovra più equa e giusta. Lavoriamoci insieme».

NON È ESATTAMENTE così: il Pd ha annunciato una sua contromanovra, che si basa su due critiche al governo. Si sostiene che la manovra sia «inadeguata per fronteggiare inflazione e recessione» ed «iniqua», anche per la scelta di tagliare il reddito di cittadinanza: «Si fa cassa sui poveri, togliendo in modo indiscriminato il reddito di cittadinanza (si rischia che venga tolto da un giorno all’altro a 660 mila persone) senza alcuna vera riforma di questo strumento», recita il testo. Le proposte alternative riguardano energia e ambiente, redditi e lavoro, investimenti e crescita, salario minimo.

STEFANO BONACCINI, da due giorni ufficialmente candidato segretario, parla di «una legge di bilancio insufficiente, sbagliata e iniqua» e approva la scelta di manifestare il 17 dicembre. «È impressionante – aggiunge l’ex segretario Nicola Zingaretti – la destra si accanisce in maniera violenta contro le famiglie e le persone più deboli e non fa nulla per le imprese e il lavoro. Colpisce le persone povere e non fa nulla per combattere le cause della povertà. Purtroppo la vita delle persone sarà più dura. Dobbiamo unire l’Italia contro questo scempio».

DALLA SINISTRA del partito interviene Andrea Orlando, che in qualche modo corregge il giudizio di Letta. «La manovra del governo Meloni non è una manovra improvvisata – afferma – È una manovra che esprime in modo compiuto un’idea di società. La donna merita maggiori tutele se è madre ed in funzione del numero dei figli. Il lavoratore dipendente deve pagare più tasse degli altri lavoratori. Lo stato mostra indulgenza con chi evade, ma non con chi è povero. Se è povero la colpa è sua. Punto. Non è una manovra improvvisata. È una manovra lucidamente reazionaria e, lo ribadisco, di classe». Verdi e Sinistra italiana difficilmente aderiranno ad una manifestazione, quella del Pd, che per ora si presenta come mobilitazione di partito, anche se concordano nel condannare le misure delle destre, tacciate di essere «forti con i deboli e deboli con i forti». «Se vogliono mandare fuori strada gli ultimi, troveranno un muro. Non possiamo permettere un massacro sociale», scandisce intanto Conte. Per l’avvocato, «il governo mostra i muscoli solo contro una fascia ristretta di popolazione: spaccia vigliaccheria per coraggio, confonde la prudenza con l’ignavia». Il pentastellato definisce le scelte di Meloni e Giorgetti «misere». Ma più che mettere bandierine e fissare date, i suoi pensano al modello della piazza per la pace: con Conte insieme ad altri contro il governo.