Manca l’impatto ambientale, la Rwm non si può ampliare
Industria militare Il Consiglio di stato accoglie il ricorso di Italia Nostra, Usb e Assotziu consumadoris Sardign e boccia l’allargamento della fabbrica di bombe utilizzate in Yemen. Annullato l’atto del comune di Iglesias. Bacchettate anche per la Regione Sardegna
Industria militare Il Consiglio di stato accoglie il ricorso di Italia Nostra, Usb e Assotziu consumadoris Sardign e boccia l’allargamento della fabbrica di bombe utilizzate in Yemen. Annullato l’atto del comune di Iglesias. Bacchettate anche per la Regione Sardegna
Il Consiglio di stato ha accolto il ricorso per la riforma della sentenza del Tribunale amministrativo regionale sardo presentato da Italia Nostra, dall’Unione sindacale di base (Usb) e da Assotziu consumadoris Sardigna.
Il ricorso – sostenuto anche da molte altre associazioni, comitati e cittadini – chiedeva di annullare le autorizzazioni per l’ampliamento dello stabilimento della Rwm Italia Spa, la fabbrica di esplosivi e ordigni per uso militare di Domusnovas che produce le bombe utilizzate dai caccia sauditi nella guerra in Yemen.
AUTORIZZAZIONI VIZIATE, secondo le tre associazioni ricorrenti e ora anche secondo il Consiglio di stato, da diverse illegittimità: mancanza di valutazione di impatto ambientale (Via), trasgressione della normativa urbanistica, paesaggistica e ambientale, mancato rispetto della convenzione di Aarhus sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale.
Lo stabilimento di Rwm in Sardegna (di proprietà del gruppo tedesco Rheinmetall, uno dei colossi mondiali degli armamenti) progetta, produce e vende sistemi d’arma, bombe e testate missilistiche. Armamenti destinati alle forze armate nazionali e straniere in base a licenze di esportazione rilasciate di volta in volta dal governo italiano.
TRA LE MOTIVAZIONI delle associazioni ricorrenti il Consiglio di stato ha ritenuto valide soprattutto quelle che denunciavano lo spezzettamento artificioso delle autorizzazioni e la mancanza della valutazione di impatto ambientale.
Ha ritenuto di non accogliere le conclusioni contenute nella relazione tecnica del consulente nominato dal Tar Sardegna e ha quindi annullato sia il provvedimento del comune di Iglesias del novembre 2018 che ha autorizzato la realizzazione di nuovi reparti produttivi della Rwm sia la delibera del gennaio 2019 con la quale la giunta regionale ha deciso di non sottoporre a valutazione di impatto ambientale il progetto di ampliamento dello stabilimento di armi.
Nel dettaglio, la quarta sezione del Consiglio di stato ritiene obbligatorio l’assoggettamento al Via in quanto «le conclusioni cui è pervenuto il consulente tecnico nominato in primo grado non consentono di escludere in maniera inequivocabile che lo stabilimento Rwm, anche solo avuto riguardo ai processi produttivi oggetto del presente contenzioso, costituisca un impianto chimico integrato per la produzione di esplosivi». Di per sé, questa classificazione impone la necessità di una valutazione di impatto ambientale.
IN SECONDO LUOGO, i giudici bacchettano la Regione Sardegna «che, ai fini dell’istruttoria relativa all’autorizzazione del campo prove 140, non ha considerato che esso sarà funzionalmente connesso ai reparti nei quali ha luogo la produzione degli esplosivi».
«La connessione funzionale tra il campo prove e la realizzazione dei nuovi reparti R200 e R2010 comporta – sostiene il Consiglio di stato – la necessità di includere anche tale intervento nel progetto di ampliamento da sottoporre a Via obbligatoria».
«È un grande risultato – dicono le organizzazioni che hanno promosso il ricorso al Consiglio di stato – Una vittoria che premia tutti i gruppi e i singoli che con determinazione in questi anni si sono spesi senza risparmio in questa vertenza».
«RINGRAZIAMO – si legge ancora nella nota diffusa ieri da Italia Nostra, Usb e Assotziu consumadoris Sardigna – il nostro staff legale e i numerosi cittadini, associazioni, comitati e gruppi che hanno creduto nella necessità di presentare il ricorso, si sono mobilitati e hanno partecipato attivamente alla vertenza contro la fabbrica di bombe di Domusnovas, organizzando incontri e iniziative informative finalizzate alla sensibilizzazione sull’argomento e alla raccolta dei fondi necessari per coprire le spese legali. La battaglia è ancora lunga, ma un grande passo è stato fatto».
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