Il luogo suona quasi scaramantico: è il teatro dell’Elfo di Milano, stessa location scelta ai loro tempi da Giuliano Pisapia e Beppe Sala. Da qui è ufficialmente cominciata la corsa di Pierfrancesco Majorino verso la presidenza della Regione Lombardia. Dopo quasi trent’anni di assalti elettorali al Pirellone da parte del centrosinistra, questa volta l’europarlamentare dem pare convinto: «Dovete crederci, stavolta la regione è contendibile».

Majorino assicura di non essere preoccupato del rischio «spostamenti elettorali» verso Letizia Moratti. «Credo che Moratti rappresenti una storia autorevole di centrodestra – dice – Ha una lista civica fatta anche di secessionisti ed esponenti della destra. Fontana da una parte e Moratti dall’altra e le loro liti rappresentano i conflitti all’interno del centrodestra». Il presidente uscente è stato definito da Majorino un «piccolo Bolsonaro», per l’atteggiamento «negazionista» sul clima.
A questo punto al candidato del centrosinistra tocca di riallacciare i contatti con il Movimento 5 Stelle, che pure nei giorni scorsi da queste parti è sembrato ben disposto. «Mi piace l’approccio dei 5 Stelle che è volto a confrontarci sui contenuti – dice Majorino – Dico dall’inizio che non vanno né demonizzati né inseguiti. Vedremo cosa accadrà. Ci siamo con grande determinazione, sono molto contento che stiamo andando avanti nella costruzione di un centrosinistra forte e ambizioso, del resto il centrosinistra governa in tante città in Lombardia». Il primo confronto con il M5S è previsto per oggi.

Nel Lazio, invece, il grande gelo tra Pd e M5S rischia di ghiacciare una volta per tutte il campo largo e consegnare praticamente a tavolino la vittoria alle destre. Al palazzo occupato Spin Time si sono ritrovate almeno duecento persone, convocate da Sinistra civica ecologista. L’assemblea è stata convocata per «dissequestrare» la discussione sulle alleanze in vista delle regionali dai veti incrociati di dem e 5 Stelle.

Hanno inviato un videomessaggio l’ex presidente del Lazio Nicola Zingaretti e il candidato del Pd, sostenuto dal Terzo Polo, Alessio D’Amato. Anche Nicola Fratoianni di Sinistra italiana ad Angelo Bonelli di Europa verde partecipato da remoto. Per il Movimento 5 Stelle c’era, in presenza, il capogruppo alla Camera Francesco Silvestri, il quale però non è intervenuto al microfono. A termine del confronto, durato circa tre ore, Silvestri si è limitato a chiarire che per ricucire l’alleanza «i margini ci sono» ma anche il M5S non è disposto ad arretrare sulle richieste. I più scafati hanno tradotto mentalmente: «Sta parlando dell’inceneritore voluto dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri».

Su questo Massimiliano Smeriglio, eurodeputato indipendente eletto nelle liste del Pd e uno degli animatori di Sinistra civica ecologista, ha tenuto a precisare: la sua formazione non sia favorevole al mega-impianto, ma non può essere questo «l’alfa e l’omega» della discussione. Tantomeno il motivo di fare andare al governo della Regione le stesse destre che poco più di dieci anni fa chiusero 24 ospedali e mandarono l’amministrazione sul lastrico. I 5S lamentano problemi di «postura» agli ex alleati. È quello che Paolo Cento, di Coordinamento 2050, imputa al Pd: «Non sono più nelle condizioni di costruire le coalizioni in forma unilaterale».