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Magistrati, sciopero inevitabile

Magistrati, sciopero inevitabileIl presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia ieri al termine del suo intervento in assemblea – Ansa / Riccardo Antimiani

Giustizia Assemblea a Roma dell'Anm, incontro-scontro con i partiti della maggioranza. Le correnti delle toghe sono già in campagna elettorale e si marcano, passa una mozione quasi unitaria per una giornata (o due) di astensione dal lavoro

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 1 maggio 2022

Sarà sciopero, ma quando sarà scioperò lo deciderà la giunta esecutiva dell’Associazione magistrati nei prossimi giorni cercando di cogliere il momento giusto. In settimana la commissione giustizia del senato incardinerà la seconda lettura della riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario approvata il 26 aprile alla camera. Quella che i magistrati contestano perché, come ha detto aprendo a Roma l’assemblea generale delle toghe il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia, «spegne il coraggio e solletica il sentimento impiegatizio dei magistrati».

Nei piani della ministra della giustizia Cartabia – invitata ieri ma assente per cortesia (anche nei suoi stessi riguardi, avrebbe ascoltato una valanga di critiche, ha mandato il capo gabinetto Piccirillo) – il voto finale dovrebbe arrivare entro il 15 massimo 20 maggio. Prima ci sarà lo sciopero, uno sciopero politico contro la riforma dell’ordinamento come c’era stato l’ultima volta nel 2005, allora il progetto era firmato Berlusconi-Castelli. Appena meno antico un altro precedente, del 2010, ma quello fu uno sciopero per rivendicazioni economiche guidato dall’allora presidente dell’Anm Palamara. Il magistrato (ex) protagonista e simbolo dello scandalo che ha reso urgente una riforma vissuta dalle toghe come punitiva.

Ieri mattina sono arrivati anche i parlamentari dei partiti di maggioranza, assieme a un paio di centinaia di rappresentanti delle sezioni territoriali dell’Anm – 1.500 presenti per delega su oltre novemila iscritti. Qualcuno tra i magistrati si è lamentato che era la prima vera occasione di confronto, decisamente tardiva. Dalla curva della corrente Articolo 101 («non corrente», dicono loro) sono partiti applausi al deputato di Italia viva Vitiello e alla senatrice leghista Bongiorno quando hanno calcato la mano contro «la deriva del correntismo» riproponendo la superiorità del sorteggio sul voto per la componente togata del Csm. Ma il resto dei magistrati in assemblea ha riconosciuto ai politici solo la gentilezza della presenza. «Voi non vi fidate di noi», ha detto la toga di Area Paola Cervo a Bongiorno, seduta in prima fila. Gli ha risposto Enrico Costa, deputato di Azione e autore di uno degli emendamenti più contestati, quello per il quale anche una smentita del magistrato nei gradi successivi di giudizio peserà nelle valutazioni di merito: «Siete voi che non vi fidate di voi stessi». Tesi condivisa dal presidente delle camere Penali Caiazza. Perché in effetti la valutazione resta nelle mani dei magistrati, siano essi dei Consigli giudiziari (d’ora in poi con un solo voto del rappresentante degli avvocati) o del Csm.

Bongiorno ha messo in chiaro le intenzioni della Lega che sono quelle di riaprire il disegno di legge faticosamente approvato alla camera: «Non voglio che la riforma sia un’occasione perduta». No netto alla fiducia, quindi, malgrado in questo modo sarebbe impossibile approvare definitivamente la legge in tempo per far tenere le elezioni per il Csm a luglio. La leghista ha anche provato a blandire le toghe, sostenendo che nel caso di modifiche in senato si potrebbe andare incontro ad alcune richieste dell’Anm. Niente di più lontano dalla realtà, come ha spiegato poco dopo la 5 Stelle Sarti, preoccupata soprattutto di giustificare il sì del suo gruppo alla camera: «È un compromesso, ma se si rimette tutto in discussione al senato, visti i rapporti di forza, può andare anche peggio». Anche la senatrice e responsabile giustizia del Pd Rossomando ha ricordato ai magistrati quello che hanno rischiato e che, grazie anche alla resistenza dei dem, si è evitato: il sorteggio per il Csm e la responsabilità civile diretta. Restano la separazione netta delle funzioni che «isola il pm e lo schiaccia sulla polizia giudiziaria, attraendolo nell’orbita della politica» (Santalucia), la verticalizzazione spinta degli uffici giudiziari e l’invito ad adeguarsi alla giurisprudenza consolidata che porteranno a «conformismo e gerarchizzazione culturale» (Albamonte, segretario di Area).

Dopo ore di dibattito, l’assemblea ha approvato una mozione quasi unitaria (contrari solo quelli di Articolo 101, una cinquantina). Mandato alla giunta per una giornata di sciopero preceduta, come da emendamento proposto dal segretario di Magistratura democratica Stefano Musolino, da una serie di iniziative (assemblee, incontri letture pubbliche) per spiegare le ragioni delle toghe e «interrogarsi sulle cadute etiche e la crisi di consenso» della categoria. Respinto per una manciata di voti l’emendamento di Stefano Celli (Md) per lasciare aperta la porta alla revoca dello sciopero, «in caso di positivi riscontri». Le correnti sono già in piena campagna elettorale per il Csm (la legge favorirà un bipolarismo tra le due principali, Magistratura indipendente e Area) e alla fine l’aggiunta alla mozione è stata opposta: nuova mobilitazione, senza escludere un nuovo sciopero, se non arriveranno modifiche alla legge.

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