Si vota oggi a Madrid, come in tutti gli oltre ottomila comuni spagnoli, per le elezioni amministrative che decideranno il nuovo consiglio comunale della capitale, con più di tre milioni di abitanti. Si vota anche per il rinnovo dell’assemblea regionale della Comunità Autonoma, equiparabile a una regione italiana, la più ricca di Spagna per Pil pro capite, con numerosi centri abitati che formano ormai un tutt’uno urbanistico, portando la popolazione a quasi 7 milioni.

In una domenica che si prevede fresca e temporalesca, una vera novità dopo lunghi mesi di siccità, è difficile che i risultati portino dei colpi di scena, ma ci saranno probabilmente effetti sulla politica nazionale a pochi mesi dalle elezioni generali.

Dal 1995 la Comunità Autonoma è governata ininterrottamente dal Partido Popular (Pp), e dal 2019 la presidente della regione è Isabel Díaz Ayuso, leader che in questi ultimi quattro anni ha portato avanti una guerra frontale con il governo centrale di Pedro Sánchez, con toni spesso molto accesi. Lo scontro tra governo Ayuso e governo Sánchez raggiunse il suo picco nell’autunno del 2020, in piena seconda ondata di Covid-19, quando il governo madrileno si rifiutò di applicare le misure restrittive decise dall’esecutivo centrale. Lo scontro con il governo della coalizione di sinistra durò diversi mesi, e portò Ayuso a rafforzarsi alle elezioni regionali anticipate del 4 maggio 2021, alle quali sfiorò il 45% dei consensi dopo essersi presentata sotto lo slogan «Libertà».

Oggi le urne consolideranno molto probabilmente il consenso intorno ad Ayuso, 44 anni, che potrebbe tentare in futuro il grande salto per diventare leader del principale partito conservatore spagnolo. Molto probabilmente il Pp potrà governare in solitaria (non è da escludere la maggioranza assoluta), e non dovrà allearsi con l’ultradestra di Vox come ha fatto un anno fa nella Castiglia e León.
In una regione dove il modello economico neoliberista è stato applicato alla regola in 28 anni di governi del Pp, negli scorsi mesi centinaia di migliaia di persone erano scese in piazza denunciando uno smantellamento dell’assistenza sanitaria primaria da parte del governo regionale.

Le candidature delle tre formazioni della sinistra, Más Madrid, Partito Socialista (Psoe) e Unidas Podemos, hanno provato a capitalizzare quelle proteste, ma neanche questa volta riusciranno a scalzare la destra dal potere regionale.
Anche al Comune di Madrid, guidato dal 2019 dal sindaco popolare José Luis Martínez-Almeida, difficilmente ci saranno sorprese ed è probabile una conferma di Almeida. In questo caso però, sarà molto probabilmente necessaria un’alleanza tra Pp e Vox. Madrid potrebbe avere, per la prima volta nella storia democratica post-dittatura, una giunta comunale con dentro i nostalgici del franchismo, ostili nei confronti della comunità Lgbt, critici con la lotta alla violenza di genere e apertamente contrari alle politiche ambientali.

Dal 1991 la città ha avuto solo sindaci del Pp, con la sola eccezione del periodo 2015-2019, quando la sinistra governò con la sindaca Manuela Carmena. Da quell’esperienza nacque Más Madrid, che nel 2019 è stato il partito più votato alle comunali (ma senza maggioranza) e che quest’anno candida la giovane Rita Maestre, ex Podemos. Questa formazione vuole fermare la «progressiva privatizzazione degli spazi pubblici di Madrid» e sogna il colpo di scena che gli permetta di governare insieme ai socialisti, che candidano l’ex ministra Reyes Maroto. Il risultato finale sarà condizionato dal posizionamento di Unidas Podemos, che si presenta a parte, e di Ciudadanos.