Il ritorno della guerra in Europa con l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia sei mesi fa, un’estate segnata da siccità e incendi, il risveglio dell’inflazione, sono crisi multiple che segnalano «la fine di una forma di leggerezza» nel nostro mondo, ora di fronte a «un grande sconvolgimento», e che si traducono nella «fine dell’abbondanza» (di prodotti, tecnologie, dell’acqua).

Emmanuel Macron diventa filosofo al rientro dalle vacanze della politica, in un intervento pessimista al primo consiglio dei ministri dopo la pausa estiva, dopo aver già invitato alla «sobrietà» energetica e ad «accettare il prezzo della libertà» per le conseguenze della guerra in Ucraina. Il prossimo inverno si annuncia difficile e incerto, i cittadini possono reagire  «con grande ansietà», prevede il presidente. Quale risposta dare? La prima è un appello «all’unità», del governo e della maggioranza, attorno a «una direzione che ci permetta di consolidare la nostra sovranità, la nostra indipendenza francese e europea», di «rispettare la parola data e gli impegni presi». Al governo chiede di «dire le cose», di «nominarle con molta chiarezza senza catastrofismi». Di fronte alla «crescita di regimi illiberali» e al «rafforzamento di regimi autoritari», Macron invita a «non cedere alla tentazione della demagogia», risposta facile che fiorisce «in tutte le democrazie oggi in un mondo complesso che fa paura».

Il governo ha sul tavolo un progetto di legge sulla produzione di energia per settembre e soprattutto le nuove misure per far fronte al calo del potere d’acquisto dovuto all’inflazione e all’impennata dei prezzi dell’energia (c’è già un tetto al 4% per l’aumento del prezzo dell’elettricità, ma solo fino a fine anno).

L’8 settembre si avvia il Consiglio della rifondazione, un’istanza di discussione nazionale per delineare le grandi linee del futuro politico. Ma il governo non cambia linea: l’obiettivo è il pieno impiego, c’è in programma una riforma penalizzante dei sussidi di disoccupazione per incitare a riprendere il lavoro.

Sindacati e opposizione hanno accolto con grande freddezza la lezione di filosofia di Macron. E già preparano la controffensiva: il 22 settembre la Cgt organizza una giornata di mobilitazione nella sanità, il 29 sarà protesta interprofessionale, all’inizio di ottobre avrà luogo la “marcia per il potere d’acquisto” della France Insoumise.

Per Philippe Martinez, segretario della Cgt, il messaggio di Macron è «fuori luogo, quando si parla di fine dell’abbondanza penso ai milioni di disoccupati, ai milioni di precari, in particolare le donne, a chi prende il salario minimo». Martinez sottolinea che «per numerosi francesi i tempi sono già duri, i sacrifici sono già qui». I sindacai francesi a metà luglio hanno firmato un testo comune per chiedere un aumento dei salari di fronte all’inflazione. «Stiamo sognando? – si interroga Fabien Roussel, segretario del Pcf, – come se i francesi non avessero problemi e si fossero riempiti la pancia, 10 milioni di poveri a causa della leggerezza del presidente Macron e della predazione dei ricchi».

Manuel Bompard della France Insoumise commenta che «l’unità», a cui fa appello Macron, «richiede un contributo nella giusta proporzione delle ricchezze di ognuno»: e allora, si chiede, «perché rifiutare un aumento dei salari, bisogna mettere fine allo spreco finanziario e ecologico degli ultra ricchi e tassare infine i super-profitti delle multinazionali», che il governo finora ha rifiutato (in cambio ha chiesto a Total di ridurre un po’ le bollette). Macron con la teoria della “fine dell’abbondanza”, secondo il leader della France Insomise Jean-Luc Mélenchon, «non si rende conto a che punto può essere umiliante, per i suoi amici ricchi l’abbondanza continua, hanno accumulato milioni». Per il segretario dei verdi, Julien Bayou, il discorso di Macron è solo «bla bla».