Ieri avrebbe dovuto aver luogo a Fontainebleau un consiglio dei ministri congiunto franco-tedesco, che dal 2003 si riunisce tradizionalmente una o due volte l’anno. Ma l’incontro è stato annullato (per la seconda volta quest’anno) e rimandato, in linea di massima, al prossimo gennaio, quando cadrà l’anniversario dei 60 anni del Trattato dell’Eliseo, firmato il 22 gennaio ‘63 dal cancelliere Konrad Adenauer e il presidente Charles De Gaulle. All’ultimo momento, per attenuare le tensioni, il cancelliere Olaf Scholz è stato ricevuto a pranzo all’Eliseo da Emmanuel Macron. Una foto, con dei sorrisi un po’ forzati: l’Eliseo conferma «l’amicizia molto viva» tra i due paesi e la costituzione di «gruppi di lavoro», la Germania parla di «dialogo costruttivo e amichevole».

La Ue non riesce a trovare un’intesa per abbassare il prezzo dell’energia. Alla base di questa situazione, c’è l’assenza dell’indispensabile accordo tra Francia e Germania, che avendo mix energetici diversi difendono soluzioni contrastanti (nucleare da un lato, malgrado le centrali ferme per manutenzione, eccessiva dipendenza dall’import di gas dall’altro). Oggi, sull’energia c’è stallo, come dimostra la successione di vertici senza risultato di quest’autunno. La Francia, con 14 altri paesi, difende l’idea di un tetto al prezzo del gas, a cominciare da quello che serve per produrre elettricità, la Commissione è reticente ed è accusata di seguire la posizione della Germania, preoccupata dei rischi di penuria che potrebbero derivare da un intervento sui mercati e dall’effetto su un rialzo dei consumi, contrario agli impegni ambientali. Ma Scholz ultimamente ha fatto qualche passo avanti, accettando l’idea di un mandato alla Commissione per studiare un meccanismo di price cap.

Macron, prima dell’ultimo Consiglio europeo, ha sottolineato «l’isolamento» attuale della Germania, ma ha ammesso che Berlino «sta vivendo un cambiamento di modello, di cui non bisogna sottovalutare il potenziale destabilizzatore». La Germania è indebolita dalla crisi energetica, che ha rivelato una dipendenza pericolosa dalla Russia, ma anche la Francia, con l’addio di Mario Draghi, ha perso un’alleanza importante, in un momento in cui il baricentro della Ue si sta spostando verso est. Scholz ha seguito la strada indicata da Macron sulla necessità di «sovranità europea», ma poi le scelte concrete non sono andate nella direzione voluta dai francesi: in particolare, la tensione è forte sulle questioni militari. Scholz ha stanziato 100 miliardi e in futuro Berlino spenderà più di Parigi per la difesa. La scelta del rinnovamento è caduta sugli F35 Usa e su uno scudo anti-missile (Iris-T, Patriot, Duomo di ferro israeliano) che unisce 14 paesi Nato ma esclude la produzione francese.

Parigi vede il rischio di un rilancio della «corsa agli armamenti» (e protesta per la messa ai margini dell’aereo da combattimento europeo, che dovrebbe sostituire il Rafale e l’Eurofighter). Tensioni anche nelle relazioni con la Cina: Scholz sarà a Pechino nei prossimi giorni, con una grossa delegazione di industriali, mentre la Francia suggerisce prudenza e unità europea, per non ripetere gli errori del passato con la Russia.