Macron raccoglie un miliardo per il Libano ma nessun progresso diplomatico
Medio Oriente Alla conferenza parigina sulla ex colonia francese, 70 delegazioni ma mancano Stati uniti e Israele. Il presidente francese difende Unifil e sferza Netanyahu: «La civiltà non si difende seminando la barbarie»
Medio Oriente Alla conferenza parigina sulla ex colonia francese, 70 delegazioni ma mancano Stati uniti e Israele. Il presidente francese difende Unifil e sferza Netanyahu: «La civiltà non si difende seminando la barbarie»
Mentre il quotidiano libanese L’Orient Le Jour riportava di nuovi bombardamenti israeliani su una dozzina di località nel sud del paese, dall’altro lato del Mediterraneo si chiudeva, ieri, la conferenza internazionale per il Libano voluta dal presidente della Repubblica Emmanuel Macron a Parigi.
Davanti ai rappresentanti di circa 70 delegazioni di paesi e organizzazioni internazionali, Macron ha auspicato che un cessate il fuoco venga implementato «al più presto» nel paese dei cedri. «Israele sa per esperienza che i suoi successi militari non sono una garanzia di una vittoria in Libano», ha avvertito il presidente francese.
Mercoledì sera, 24 ore prima della conferenza parigina sul Libano, il premier israeliano Benyamin Netanyahu, sul cui mandato d’arresto per crimini contro l’umanità deve pronunciarsi la Corte penale internazionale, aveva rilasciato un’intervista alla radio di estrema destra francese Europe 1, nella quale ha affermato che «la Francia deve sostenere Israele», poiché la sua è «una guerra della civiltà contro la barbarie».
«NON SONO SICURO che la civiltà si difenda seminando la barbarie», ha risposto Macron durante la conferenza di ieri. In ogni caso, la Francia esigerà che «Hezbollah cessi» i «bombardamenti indiscriminati» contro Israele, ha detto. I membri della conferenza si sono accordati per un aiuto eccezionale, equivalente a circa un miliardo di dollari. La maggior parte della somma è destinata ad aiuti umanitari, mentre circa 200 milioni di dollari sosterranno l’esercito libanese.
Non è la prima volta che Macron e la Francia moltiplicano le conferenze internazionali al fine di sbloccare aiuti finanziari per far fronte alle crisi dell’ex colonia del Levante. Scene simili si erano viste anche dopo l’esplosione del porto di Beirut nel 2020 e durante la crisi della lira libanese. L’invasione israeliana, tuttavia, è un altro paio di maniche.
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Il “commissario” Macron in Libano prova a dettare le regoleDa inizio ottobre, almeno 1.500 persone sono morte e più di 800mila sono state sfollate, secondo i rispettivi conteggi dell’Agence France-Presse e dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni. La capitale, Beirut, così come numerose altre città libanesi, è devastata da intensi bombardamenti dell’aviazione israeliana. In un appello pubblicato ieri, 154 organizzazioni non governative – tra cui Oxfam, Caritas e Médecins du Monde – hanno invocato un «cessate il fuoco a Gaza, in Libano e in Israele», denunciando «il disprezzo flagrante della comunità internazionale per il diritto internazionale», che ha permesso «l’impunità totale del governo israeliano a Gaza, in Cisgiordania e ora in Libano».
LA COMUNITÀ internazionale deve «sostenere gli sforzi per mettere fine alle aggressioni in corso e implementare un cessate il fuoco immediato», ha dichiarato, dal canto suo, il primo ministro libanese Najib Mikati. Tuttavia, l’assenza di negoziatori israeliani, così come di rappresentanti dell’Iran o di alti funzionari statunitensi, ha impedito «ogni progresso significativo a livello diplomatico», come ha scritto l’Afp.
La Francia conta circa 23mila connazionali in Libano, un paese in parte francofono, e tantissimi binazionali franco-libanesi sulle due sponde del Mediterraneo. Durante la conferenza, Parigi ha riaffermato la volontà di ridare vita all’esercito nazionale libanese, sotto l’egida dei caschi blu, un’idea che era già al centro dei negoziati del 2006, dopo la sconfitta di Israele per mano di Hezbollah nel sud del paese.
Macron, condannando le «deliberate» aggressioni delle forze armate israeliane nei confronti dei caschi blu delle ultime settimane, ha invocato un rafforzamento dell’Unifil, la missione di peacekeeping alla frontiera israelo-libanese.
L’idea sarebbe di dispiegare «massicciamente» le forze armate libanesi nell’area così da «rafforzarne la capacità» di «mettere in opera il proprio mandato», ha detto il ministro francese degli affari esteri, Jean-Noël Barrot.
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