Il primo atto della nuova presidenza di Emmanuel Macron, dopo la cerimonia di investitura di ieri all’Eliseo, sarà un discorso a Strasburgo, al Parlamento europeo lunedì, per la chiusura della Conferenza sull’avvenire dell’Europa. Seguito, più tardi nel pomeriggio, da una visita a Berlino, per incontrare il cancelliere Olaf Scholz (dove potrebbe venire deciso un viaggio congiunto a Kyiv). Nel breve discorso di una decina di minuti pronunciato ieri per l’investitura ufficiale, l’Europa è stata al centro: Macron ha sottolineato la «coscienza della gravità del momento», che va «dal ritorno della guerra in Europa alla pandemia, passando per l’urgenza ecologica». Ha promesso 5 anni di «azione risoluta per la Francia e per l’Europa», un’azione «unita a unione, rispetto, considerazione», l’adozione di «un nuovo metodo». I punti di riferimento saranno «l’umanesimo, l’Illuminismo, i diritti umani», per rispondere all’avvertimento del presidente del Consiglio Costituzionale, Laurent Fabius, che dopo aver confermato la vittoria di Macron ha sottolineato «il malessere democratico» francese, esploso con la forte percentuale di voti andati alla candidata di estrema destra.

Ieri, la cerimonia è stata sobria e solenne, 450 invitati (c’erano anche i sindaci delle cittadine dove ha avuto luogo il dibattito dopo l’esplosione dei gilet gialli), musica di Haendel, i tradizionali 21 colpi di cannone, la revisione delle truppe, la Marsigliese. Macron ha sottolineato che «il popolo francese ha scelto un progetto repubblicano ed europeo» e si è impegnato per una maggiore «indipendenza in un mondo destabilizzato».

Lunedì, a Strasburgo per Macron sarà un primo discorso in Europa dopo l’inizio della guerra in Ucraina (la Francia ha la presidenza della Ue). L’idea della Conferenza sull’avvenire dell’Europa era stata lanciata dal presidente francese con una lettera agli europei nel maggio del 2019, seguita due anni dopo dal varo ufficiale, nella giornata dell’Europa il 9 maggio 2020. Ci sono state discussioni, proposte, 800 cittadini europei, tirati a sorte, hanno dibattuto su una serie di strade da intraprendere per adeguare la Ue alle sfide del XXI secolo: il risultato sono 325 proposte concrete, che verranno esaminate nei prossimi mesi.

Già al Consiglio europeo del 23 e 24 giugno prossimo, che avrà luogo dopo le legislative francesi, dovrebbe venire affrontata la questione della revisione dei Trattati, per adeguarli alle esigenze attuali, in un contesto di guerra, di sfida climatica, di economia mondiale che si ristruttura attorno ad alcuni poli e dove l’Europa non è più centrale. In Francia, Renaissance (il nuovo nome del partito di Macron, che riprende quello del gruppo centrista del Parlamento europeo), affronta alle legislative, oltre al blocco nazionalista di estrema destra, una sinistra unita (dietro la capofila France Insoumise, Europa Ecologia, Pcf e Ps) molto critica verso la Ue attuale e che propone la «disobbedienza» ai Trattati.

Di revisione dei Trattati in vista di un «federalismo pragmatico» ha parlato la scorsa settimana a Strasburgo Mario Draghi. La Germania è sulla stessa linea. La domanda di revisione arriva anche dal parlamento europeo. In discussione c’è la regola dell’unanimità (che ora vale solo più per le politiche fiscali, quelle sociali e la politica estera), mentre la Commissione dovrebbe proporre, entro fine mese, il prolungamento della sospensione dei parametri di Maastricht sul 3% di deficit e 60% di debito, travolte dalla crisi del Covid e dagli effetti delle sanzioni alla Russia, una «disobbedienza» decisa a 27.