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Macron all’Oms: «Il vaccino sia un bene pubblico mondiale»

Macron all’Oms: «Il vaccino sia un bene pubblico mondiale»Emmanuel Macron – Ap

Coronavirus Per il presidente francese non è solo «una questione di principio: la salute umana non si discute, non si accaparra, non si monetizza». E insieme a Merkel propone una task force sanitaria Ue

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 19 maggio 2020

Il vaccino contro il Covid-19 dovrà essere «un bene pubblico mondiale, al quale tutti dovranno poter avere accesso». Lo ha ribadito ieri Emmanuel Macron nell’intervento video all’apertura della 73esima assemblea mondiale della Sanità. Per il presidente francese non è solo «una questione di principio: la salute umana non si discute, non si accaparra, non si monetizza». Ma anche una «questione di efficacia: fino a quando la malattia sarà una realtà per alcuni, sarà una minaccia per tutti».

La Francia pensa all’Africa, che potrebbe diventare un focolaio se non potrà avere il vaccino per ragioni di costi. «Nel momento in cui il personale sanitario si batte contro la pandemia – ha aggiunto Macron – nel momento in cui la popolazione dei nostri paesi fa fronte, con coraggio, non abbiamo il diritto di dividerci, non abbiamo il diritto di abbandonare, abbiamo collettivamente il dovere dell’efficacia»: è un messaggio all’assemblea dell’Oms, che si è aperta tra le tensioni, soprattutto tra Usa e Cina, con accuse e sospetti reciproci.

La Ue ha inviato ieri un messaggio per chiedere all’Oms una «valutazione imparziale, indipendente e completa» di quello che è successo negli ultimi mesi con la diffusione del coronavirus nel mondo.

In una conferenza stampa comune, dopo una video-conferenza, ieri Emmanuel Macron e Angela Merkel hanno fatto delle proposte comuni nell’ambito sanitario: propongono l’instaurazione di una «sovranità sanitaria strategica» europea e la creazione di una task force sanitaria (che finora è competenza degli stati, non della Ue). «Auspichiamo con forza un’industria sanitaria europea con un posizionamento strategico che migliori la dimensione europea dei sistemi sanitari e riduca la dipendenza della Ue, nel pieno rispetto della responsabilità degli stati membri», cioè dare una risposta alla brutta sorpresa che ha mostrato tutti i paesi europei senza il necessario, materiale di protezione e principi attivi per i test, con una dipendenza dall’esterno, in particolare dalla Cina, che ha scatenato anche una battaglia interna tra paesi membri per accaparrarsi il materiale.

Macron e Merkel propongono di «aumentare le nostre capacità di ricerca e sviluppo nel campo dei vaccini e delle cure», che dovrebbe permettere di fabbricare un vaccino nella Ue, «garantendo al tempo stesso un accesso mondiale», precisano. Francia e Germania sottolineano la necessità per la Ue di avere degli «stock strategici comuni di prodotti farmaceutici e di medicinali», protezioni, test, sviluppando «le capacità di produzione di questi prodotti nell’Unione europea». Il coordinamento delle politiche europee per ordinazioni coordinate di prodotti deve essere rafforzato. Anche per poter parlare con più forza alle grandi società farmaceutiche mondiali.

La dichiarazione franco-tedesca arriva qualche giorno dopo la polemica che si è scatenata in seguito alle dichiarazioni del direttore generale di Sanofi, Paul Hudson: se troviamo un vaccino, andrà prima agli Usa perché hanno condiviso il rischio della ricerca, finanziando la multinazionale farmaceutica. Oggi, Macron riceve all’Eliseo Paul Hudson e Serge Weinberg, presidente del consiglio di amministrazione di Sanofi, per ricordare che «il vaccino deve essere un bene pubblico mondiale, sottratto alle leggi di mercato». Hudson si è scusato, in una lettera ai dipendenti, e parla di «malinteso», anche se aveva insistito sulla necessità che la Ue diventi «altrettanto efficace» degli Usa nel finanziamento della ricerca.

In Francia, Ps e Pcf hanno chiesto la “nazionalizzazione” di Sanofi, che è una multinazionale lontana erede della francese Rhône-Poulenc. Ma adesso il capitale di Sanofi, anche se conserva la sede in Francia, è al 60% non francese (in Francia Sanofi gode di un credito di imposta per la ricerca di 130 milioni di euro l’anno).

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