Macerata, il convegno «prolife» all’università
Diritti Contro la 194, la due giorni con il patrocinio della regione Marche. L’incontro offrirà crediti professionali per chi lavora negli ospedali
Diritti Contro la 194, la due giorni con il patrocinio della regione Marche. L’incontro offrirà crediti professionali per chi lavora negli ospedali
S’intitola «Maternità in-attesa. Preservare la salute della donna in gravidanza» la due giorni che, il 21 e 22 aprile, si svolgerà all’Università di Macerata organizzata dalla onlus Pro Vita&Famiglia, con il patrocinio della Regione Marche, del ministero della Salute, dall’ordine dei medici e da quello degli infermieri. I relatori vengono tutti da ambienti ultracattolici e l’incontro, tra le altre cose, offrirà crediti professionali per chi lavora negli ospedali.
La scusa è l’ottava giornata nazionale della salute della donna, ma «l’incontro di formazione» in realtà altro non è che un evento di carattere propagandistico a base di attacchi alla legge 194 e ai diritti delle donne. Le Marche, da quando nel 2020 Fratelli d’Italia ha vinto le elezioni regionali, sono diventate un prototipo di quello che adesso il governo sta cercando di imporre ovunque.
QUESTO POMERIGGIO, alle 14, davanti alla facoltà di Filosofia dove è previsto l’incontro, il collettivo Depangher ha organizzato una manifestazione di protesta: «L’incontro non solo avrà come focus principale la diffusione di messaggi sessisti e reazionari, ma anche di formare futuri obiettori», sostengono gli studenti. A seguito di queste proteste l’Università di Macerata ha tolto il suo patrocinio, ma la giornata comunque si svolgerà all’interno di sedi accademiche (vedi rettifica in calce, ndr).
«È grave che la Regione Marche, dove l’interruzione di gravidanza viene già ostacolata in ogni modo, con i tassi di obiezione di coscienza tra i più alti in Italia, dia il patrocinio a un evento promosso da organizzazioni dichiaratamente antiabortiste», dice la deputata del Pd Irene Manzi.
NELLE MARCHE IL TASSO di abortività è del 4.5% inferiore rispetto al resto del paese, e una donna su dieci che ha intenzione di abortire si trova costretta a rivolgersi a strutture fuori regione: segnali evidenti di una difficoltà nell’applicazione della legge. La questione era già in piedi quando da queste parti governava il centrosinistra, ma, da tre anni, l’escalation si fa notare.
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Legali, tollerati o vietati: gli psichedelici nel mondoNegli anni ci siamo abituati allo strano cortocircuito per cui chi vorrebbe abolire la 194 si trova sempre più spesso in spazi sulla carta laici: università, comuni, scuole, destra ed estrema destra vanno a braccetto, dentro e fuori dagli ospedali.
I MOVIMENTI CATTOLICI prolife lo fanno da tempo negli ospedali e nei consultori. I Centri per la Vita, 350 in Italia, sono ormai in ogni regione. Con il benestare delle giunte comunali – che spesso li finanziano – e degli accordi ospedalieri si sono dati in gestione interi spazi all’interno dei presidi: sportelli dove rappresentanti del Movimento per la Vita (Mvp) dissuadono le donne dal commettere quello che per loro è un omicidio.
E i metodi, sono tutt’altro che scientifici. Il personale del Mvp diffonde spesso false informazioni per intimorire le donne: «Chi pratica l’aborto rischia cancro al seno e ha un’altissima probabilità di rimanere sterile», «la pillola abortiva è più pericolosa dell’aborto chirurgico». Tutte bugie.
Sempre con ospedali e comuni, Difendere la vita con Maria, dal 1999 continua a seppellire quelli che la legge definisce «prodotti abortivi». L’associazione di Novara ha dato una tomba, a sue spese, a oltre 200mila feti. La quasi totalità senza che le donne ne fossero a conoscenza, dando vita a cimiteri appositi (anche qui per istituzione comunale).
Pratica che Fratelli d’Italia vuole rendere obbligatoria a livello nazionale. Gli anti-choice, non riuscendo a cancellare la 194, la combattono dall’interno, con trovate all’apparenza innocue come la sottoscrizione di delibere per «città a favore della vita» e «per la prevenzione dell’aborto». Il governo Meloni vorrebbe farne una giornata nazionale: altri soldi e accesso alle scuole di ogni grado.
SE SEI STUDENTE universitario, i prolife te li puoi ritrovare a tenere convegni, con la possibilità di acquisire crediti: come «L’inizio della vita, luci e ombre», promosso da Federvita a Torino nel 2014. O nelle sedi istituzionali, come il mese scorso a Forlì, dove nel Salone comunale il Mvp ha promosso l’incontro «La morte non è mai una soluzione. Riflessioni per una cultura della vita».
Con il monito alle istituzioni di «promuovere e sostenere azioni concrete a difesa della vita, mobilitando sempre maggiori risorse». Lega e Fratelli d’Italia l’invito lo hanno accolto da tempo: nelle regioni che governano hanno spianato da tempo la strada agli anti-choice a suon di accordi e sovvenzioni.
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Aborto in Italia, tutti i dati di una fotografia sfocataIL CASO PIEMONTE sta facendo scuola. Qui la giunta di Alberto Cirio, grazie all’assessore Maurizio Marrone, ha dato il via a fine 2022 al finanziamento dei provita, costruendo un bando apposta per chi, nel proprio statuto, si proponga di «difendere e promuovere il valore della vita umana dal concepimento alla morte naturale». Un fondo di quattrocentomila euro per una «rivoluzione sociale delle culle». Anche in questo caso Roma prende appunti.
Errata Corrige
Rettifica pubblicata il 21 aprile 2023
In merito agli articoli pubblicati sui quotidiani “Il Manifesto” e “La Verità” nonché alle dichiarazioni del collettivo Depangher condivise tramite Facebook circa il convegno “maternità in-attesa. Preservare la salute della donna in gravidanza”, organizzato da Pro Vita, in programma il 21 e 22 aprile alla Biblioteca Statale di Macerata, si precisa quanto segue.
L’Università di Macerata non hai mai concesso il patrocinio all’iniziativa. L’ateneo, in ossequio al suo ruolo di istituzione laica, pur nel rispetto delle posizioni di tutti, ha ritenuto che il convegno non rientrasse nelle proprie finalità formative, didattiche e scientifiche. Proprio per questo, non è stato mai contemplato il rilascio di crediti formativi. Eventuali locandine con il logo dell’ateneo circolate sul web non sono mai state autorizzate.
Per gli stessi motivi, si è ritenuto opportuno non concedere la sede. Al riguardo, va sottolineato che i lavori si tengono non negli spazi dell’ateneo, ma in quelli della biblioteca statale, istituzione indipendente, con sede in un’ala distinta del palazzo in via Garibaldi.
Ufficio comunicazione e relazioni pubbliche
Università degli studi di Macerata
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