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Macchè Nar, pista palestinese: la destra si vota una commissione d’inchiesta

Macchè Nar, pista palestinese: la destra si vota una commissione d’inchiestaPaolo Bolognesi presidente dell’associazione parenti vittime – LaPresse

Strage di Bologna Dopo verità storica e verità giudiziaria ecco la verità parlamentare. Passa la mozione di Mollicone (Fdi): serve «desecretare altri atti», l’iter «non è ancora concluso»

Pubblicato più di un anno faEdizione del 3 agosto 2023

Nel giorno dell’anniversario della strage di Bologna, alla Camera, tra la verità storica e quella giudiziaria, emerge anche una terza posizione: la verità parlamentare, decisa a maggioranza nel chiuso di una commissione d’inchiesta. I precedenti, nella storia della Repubblica, non sono incoraggianti, e nella confusa mozione che vede come primo firmatario il fratello d’Italia Federico Mollicone (passata con 170 sì, 117 no e due astenuti) la sensazione è che tutto si risolverà nell’ennesimo giorno della marmotta: nessuna novità, molta prosa, pochi fatti.

Basta leggerla per accorgersene. Là dove si parla di processi che, per quanto riguarda la strage del 2 agosto 1980, hanno «già registrato condanne definitive», si aggiunge che l’iter non è «ancora concluso» e per questo si chiede la desecretazione di nuovi atti. Quali? Misteri di cui forse è a conoscenza Mollicone e che devono essere sfuggiti a tutti quando i governi Prodi, Renzi e Draghi a loro volta tolsero il segreto a migliaia di documenti. Sullo sfondo non c’è tanto la difesa dei Nar definitivamente condannati quanto il rilancio di una pista più volte smentita dagli investigatori e dagli storici, la pista palestinese.

Sostiene Mollicone che alcune vecchie commissioni parlamentari hanno fatto emergere l’esistenza del «cosiddetto lodo Moro» ovvero «l’accordo extra legem tra la diplomazia parallela italiana e la dirigenza palestinese». Dunque «occorre che ne siano chiarite sia le esatte finalità sia i modi di applicazione e le conseguenze che questo patto determinò».

Nello specifico si cercano materiali inediti (probabilmente inesistenti) sull’intrigo internazionale successivo all’arresto del militante del Fplp Abu Saleh nel 1979, evento che avrebbe poi portato alla ritorsione palestinese sotto forma di strage. La questione, però, era già stata spiegata dal sostituto procuratore Nicola Proto, che durante uno dei millanta processi, evidenziò che lo Stato sì parlò con i palestinesi della storia di Saleh, ma che la trattativa andò a buon fine e che dunque non c’era alcun motivo per una vendetta.

Ad ogni modo, il tema sembra destinato a tornare di moda grazie alla mozione fatta passare dalla destra alla Camera. «Dispiace che non sia stato in alcun modo ricordato il carattere neofascista della strage», commenta Andrea De Maria del Pd, ricordando pure che Mollicone ha «scavalcato a destra persino Ignazio La Russa», che invece la matrice neofascista l’ha ricordata a chiare lettere.

Il problema di fondo lo evidenzia poi un altro dem, Stefano Vaccari: «Chi, come la premier Meloni e il ministro Piantedosi, continua a parlare di atto terroristico, conferma ciò che diciamo da sempre. Non hanno fatto i conti con la fiamma che portano nel loro simbolo». Fiamma che, Bologna o non Bologna, arde intorno a moltissime delle stragi del secolo scorso.

Mollicone e la destra, comunque, l’hanno spuntata a colpi di maggioranza. Non sarà tanto un tentativo di riscrivere la storia, ma più che altro di intorbidire le acque. E non è nemmeno la prima volta: già lo scorso gennaio il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli (Fdi anche lui) aveva lanciato l’idea di una commissione sulla violenza politica degli anni ’70, che nella sua proposta si circostanziava solo in due episodi: Acca Larentia e Primavalle.

Giusto la settimana scorsa Mattarella aveva chiesto al parlamento di limitare il ricorso alle commissioni d’inchiesta e ai parlamentari di non giocare troppo ai detective. L’appello è caduto nel vuoto, perché la possibilità di usare la propria forza numerica come un manganello è troppo ghiotta per la destra.

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