Politica

Lepore chiede spiegazioni. La destra attacca: «ipocrita»

Il sindaco di Bologna, Matteo LeporeIl sindaco di Bologna, Matteo Lepore – Ansa

Emilia paranoica I municipi solidali: "nessuna guerriglia". I dem: «Il ministro venga alla Camera per spiegare il perchè di quella piazza ai fascisti»

Pubblicato un giorno faEdizione del 12 novembre 2024

A distanza di tre giorni dalla manifestazione di Casapound davanti alla Stazione di Bologna, la destra continua a rafforzare la sua narrazione con verità alternative che travalicano la scadenza elettorale di domenica prossima. L’obiettivo della campagna contro i cortei antifascisti non è quello di vincere la contesa regionale, data per persa, quanto quello di portare a casa il ddl Sicurezza e di rafforzare la vocazione trumpiana della maggioranza, finora delegata solo a Salvini. È stata le stessa premier Meloni, sabato in tarda serata, ad avocare a sé la regia del racconto e tutti i ministri l’hanno seguita, compatti nell’attaccare il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, che ha osato insinuare il dubbio che dietro gli errori di gestione della piazza ci fosse un strategia. «Il Viminale deve spiegare – ha detto il primo cittadino bolognese -. Chi è venuto con la camicia nera voleva creare un caso».

I DOCUMENTI che ha in mano Palazzo D’Accursio dimostrano come il Comitato ordine pubblico e sicurezza, dove per il governo siedono il prefetto Visconti e il questore Sbordone, avesse deciso di spostare la manifestazione di Casapound e dei «patrioti» dal piazzale di fronte la stazione a piazza della Pace, in periferia («siamo pronti a pubblicarli» la presa di posizione dell’amministrazione). Luogo dove tradizionalmente si tengono i cortei di destra. Proprio perché riconosceva i rischi per l’ordine pubblico e la sensibilità della città verso la strage neofascista del 1980 in stazione. Nel verbale della riunione dello scorso 5 novembre viene descritta chiaramente la preoccupazione di scontri data la prossimità di due cortei di segno opposto: «Il Prefetto su conforme parere del consesso dispone: la questura attraverso la Digos assumerà opportuni contatti con il Movimento nazionale rete dei patrioti al fine di addivenire a un’opportuna modifica del luogo di svolgimento della manifestazione che dovrebbe avvenire al di fuori del centro storico», si legge nel testo. Eppure sabato i cosiddetti patrioti si sono ritrovati a piazza XX Settembre. «È stata cambiata la decisione – denuncia Lepore – e il ministero degli Interni è l’unico che ha l’autorità per far cambiare idea a prefettura e questura».

LA PREFETTURA ha «smentito categoricamente» eventuali interferenze da Roma, parlando di «affermazioni al limite del diffamatorio». Tuttavia la decisione di tenere piazza XX Settembre è stata discutibile anche dal punto di vista delle forze dell’ordine, come ha rilevato anche il sindacato Siulp: è un posto non circoscritto da mura, pieno di accessi e quindi difficilmente difendibile che ha messo in difficoltà anche la polizia. I «patrioti» sono stati circondati dai bolognesi che hanno cominciato a cantare Bella Ciao e a lanciare acqua. Mentre le forze dell’ordine caricavano gli antifascisti che tentavano di avvicinarsi scendendo dal parco della Montagnola. Una normale carica di alleggerimento che nei giorni successivi è stata gonfiata dalla destra fino ad arrivare al ribaltamento della cronaca.

SE PIANTEDOSI si dice «stupefatto» dalle parole del sindaco, confortato dalla solidarietà degli altri membri dell’esecutivo come Crosetto, alla presidente del Consiglio e ai suoi vice spetta invece costruire la cornice narrativa utile a cavalcare lo scontro. L’esito è piuttosto fantasioso, ma tra numeri ballerini e ricostruzioni forzate, il governo riesce a far sparire Casapound dalla cronaca di sabato anche perché, come dichiara la destra a reti unificate, «gli unici fascisti rimasti sono quelli dei centri sociali».

COMINCIA IL FORZISTA Tajani parlando di un attacco di «300 vigliacchi che hanno aggredito cinque poliziotti». Si aggancia il leader leghista descrivendo «centri sociali che menano e inseguono la polizia con i bastoni», e «delinquenti armati di spranghe» ma i poliziotti diventano dieci, «assaltati da 300 criminali rossi» per i quali lui chiederà un encomio dato che «per salvare altre vite ha rischiato la propria». In ultimo arrivano le parole di Meloni a corroborare la tesi delle «forze dell’ordine che hanno affrontato i soliti violenti fra lanci di petardi e sassi rischiando la propria incolumità».

LA PREMIER ha poi accusato Lepore di ipocrisia. Sono i municipi solidali del capoluogo emiliano a tentare di ristabilire i fatti: «Reti, blindati, idranti, centinaia di poliziotti pronti a caricare, uno scontro frontale voluto e ricercato. In Montagnola non c’è stato il caos e la guerriglia bensì una risposta misurata e determinata di migliaia di persone al sopruso che stavano subendo». Ma le domande rimangono e il pd chiede a Piantedosi di riferire alla Camere. Il ministro dell’Interno, nota Gianni Cuperlo, «è stato prefetto di Bologna, conosce benissimo il valore simbolico dei luoghi, questo rende ancora più interessante capire perché non sia stata rispettata quella indicazione» sullo spostamento del corteo dell’estrema destra.

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