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L’uomo che dà la caccia ai brutti film

L’uomo che dà la caccia ai brutti film

Incontri Stefano Disegni, critico, illustratore e stroncatore profesionale, racconta la sua routine veneziana, sempre in fuga dai capolavori

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 7 settembre 2019

Lo vedi passeggiare con la sua andatura dinoccolata per il Lido di Venezia e a prima vista sembra una brava persona, invece è Stefano Disegni famigerata penna di satira politica qui in Laguna per stroncare film sul «Daily» di Ciak in Mostra.

Disegni , sei l’unico critico cinematografico con licenza di uccidere… ma non provi mai un minimo di compassione per il lavoro enorme che c’è dietro a un film?
So bene quanto lavoro di bravi tecnici, scenografi, parrucchieri, sarti, catering… infatti me la prendo solo con registi e sceneggiatori, oltre che con gli attori cani, ovviamente.

Quando scegli un film da castigare parti da un tuo personale pregiudizio o cosa?
Non posso sapere se, a volte, scrive e disegna il pregiudizio o il critico. Credo di avere comunque abbastanza occhio per percepire la «boiata» già dai primi minuti. Ho le mie preferenze, certo: sono prevenuto verso certo cinema orientale, specie quando è osannato da critici che odiano il pubblico che poi soffre di orchite per colpa loro. Anche roba tipo Gomorra non la sopporto: non c’è mai la polizia (col culo che si fa nella realtà!), e i camorristi, pure se cattivissimi, sono gli eroi. Se fossi un napoletano mi girerebbero assai.

Andare al cinema sperando che un film sia brutto, strano destino per un cinefilo come te…
È la mia è una triste sorte! Se entro in una sala e becco un film è bello mi prendo per la collottola e mi porto fuori mentre una parte di me scalcia per rimanere. Ma un film bello per me sono solo due ore sprecate quando qui ne ho a disposizione sei al massimo per poi andare in stampa. Mi riconsolo a casa dove recupero tutto quello che la triste sorte mi ha sottratto.

Quando sfotti un politico quello magari ti chiede l’originale della tavola, attori e registi hanno altrettanto «fair-play»?
Un politico ha a che fare con i magistrati, con la malavita e se va male coi carabinieri, sai cosa gliene frega di quattro vignette, per quanto efferate. Anzi, si preoccupa se nessuno gliele fa perché vuol dire che è una figura di secondo piano. Ma la gente di spettacolo lavora e guadagna con la propria immagine e il proprio prodotto. Se glieli rovini si incazza e poi si va dal saluto tolto (specie quelli di sinistra, la mia parte, molto permalosa) alla telefonata ruggente al direttore del giornale (che poi mi chiama ridendo). Pensa: uno che disegnai quasi calvo mi fece vedere che i capelli ce li aveva. Sedici, trapiantati. So’ matti.

Verso quali autori rivolgi con maggiori speranze le tue amorevoli cure?
È presto detto. I giovani. Sogno giovani attenti, preparati, che abbiano imparato dai grandi maestri. Giovani modesti che a 24 anni non pensino di essere già Francis Ford Coppola, ma si accostino al mestiere del cinema con l’umiltà che sola rende possibile l’apprendimento e la crescita. Giovani che soprattutto siano disposti a farsi il culo necessario per arrivare al professionismo. E soprattutto giovani che facciano film che piacciano a me, ovviamente.

Da un po’ preferisci le strisce alle vignette e scrivi vere e proprie piccole sceneggiature…
Mi ci diverto, a scrivere le sceneggiature delle mie strip prima di disegnarle, e non impugno la matita finché non mi pare che l’ultimo degli aggettivi che ho usato sia a posto, così che possa portare la sua dose di comicità ai dialoghi. Poi disegno e il divertimento continua, le battute vanno valorizzate da espressioni e posizioni dei personaggi: per dirla cinematograficamente faccio il regista di me stesso. E a volte mi faccio ridere da solo per qualche cazzata che m’è venuta in testa.
Le vignette ancora le faccio sui social ma il divertimento è minore. Diciamo «‘na botta e via» contro quattro ore d’amore.

Quindi ti esponi anche tu… e se spuntasse un feroce critico della satira?
Ben venga! La critica giusta e intelligente mi aiuterebbe ad aggiustare il tiro (anche se io ormai sono oltre i confini della perfezione…), la critica sbagliata mi costringerebbe a cercare repliche divertenti e puntute per azzerare il critico e sputtanarlo nel mondo, praticamente un allenamento a fare quello che faccio, alla fine lo ringrazierei!

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