L’ultra-destra in piazza a Berlino sfida il semi-lockdown
Germania È il «Giorno X» contro la «terza legge sulla protezione della popolazione». Al corteo circa diecimila persone con in prima fila i neonazisti di Npd. Cento arresti
Germania È il «Giorno X» contro la «terza legge sulla protezione della popolazione». Al corteo circa diecimila persone con in prima fila i neonazisti di Npd. Cento arresti
Dalla protesta con lanci di petardi, pietre e bottiglie davanti alla Porta di Brandeburgo, dispersa dalla polizia con le bordate dei cannoni ad acqua, agli appelli su Facebook ad «armarsi» e «bruciare Berlino». È il «Giorno X» organizzato dall’ultra-destra radicale contro la «terza legge sulla protezione della popolazione» in discussione sia al Bundestag che al Bundesrat destinata ad assicurare la copertura giuridica alle attuali misure di contenimento del Covid-19.
In piazza, circa diecimila persone con in prima fila i neonazisti di Npd, gli islamofobici di Pegida e i fascisti del Movimento identitario, insieme ai militanti del «Pensiero laterale» e a centinaia di simpatizzanti di Alternative für Deutschland guidati dal deputato anti-mascherine Karsten Hilse, fino al noto social-influencer che nega l’Olocausto, Nikolai Nerling.
Tutti uniti per impedire l’approvazione definitiva della norma sul semi-lockdown deciso dal governo Merkel che – a loro dire – sarebbe «identica a quella che Adolf Hitler fece approvare nel 1933 per trasformare la Germania in una dittatura».
Il risultato sono oltre cento arresti dopo ore di scontri sotto la pioggia fra l’edificio del Reichstag (questa volta debitamente blindato) e Viale 17 Giugno che attraversa il parco del Tiergarten, fino allo scioglimento della manifestazione «lentamente e non in modo marziale, data la presenza di bambini» ordinato dalla comandante della polizia berlinese, Barbara Slovik.
«Certamente in Germania esiste sempre e comunque la libertà di manifestare le proprie opinioni, così come l’irrinunciabile diritto alla pubblica critica sancito dalla Costituzione. Tuttavia rimane obbligatorio per tutti rispettare le norme igieniche previste dalla legge contro gli assembramenti» ha ribadito Ulrike Demmer, portavoce della Grande coalizione.
Di fatto, però, il libero pensiero ieri è coinciso quasi come un calco con il verbo propagandato da mesi dalla destra radicale, al punto che «qualunque tentativo dei manifestanti di smarcarsi dalla nutrita partecipazione dei neonazisti organizzati è rimasto senza risonanza» come sottolinea la Taz, quotidiano della sinistra indipendente.
Spicca il “Centro berlinese per la resistenza democratica” che si definisce antifascista ma appoggia pienamente «la battaglia contro la dittatura più totalitaria della storia dell’umanità» condotta dai leader di primo piano dell’ultra-destra integralista. Alla base, la comune lotta contro l’impianto giuridico approvato ieri in entrambi i rami del Parlamento (con 415 voti a favore, 236 contrari e 8 astenuti) che «porterà inevitabilmente alla vaccinazione obbligatoria, allo spiegamento dell’esercito, e alla perdita definitiva dei diritti fondamentali».
Così viene considerata da chi protesta soprattutto la soglia settimanale di 35 nuove infezioni ogni 100 mila abitanti che impone il giro di vite sui contatti inter-personali, fissata ieri in via definitiva dalla legge che la Camera dei deputati e il Senato dei Land hanno deciso di approvare con procedura accelerata.
Tuttavia, il consenso alla nuova norma – per motivi diametralmente opposti alle ragioni dell’ultra-destra – è tutt’altro che unanime. Scontato il voto contrario del gruppo di Afd, ieri anche i parlamentari della Linke e i liberali di Fdp hanno bocciato l’emendamento promosso da Cdu, Csu e Spd «perché comunque non assicura al Parlamento il potere legale sufficiente per intervenire sui diritti fondamentali dei cittadini». Mentre i Verdi, alla fine della seduta, hanno votato a favore del provvedimento ma solo dopo avere evidenziando le loro «pesanti riserve».
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