Europa

L’Ue: «Rinviamo i migranti in Libia»

L’Ue: «Rinviamo i migranti in Libia»

Mediterraneo La presidenza maltese chiede una «linea di protezione» da parte dei libici

Pubblicato quasi 8 anni faEdizione del 25 gennaio 2017

Una doppia «linea di protezione» per impedire ai migranti di raggiungere l’Europa. La prima, in acque territoriali libiche, sarà messa in atto dalla guardia costiera di Tripoli e avrà il compito di fermare alla partenza i barconi carichi di disperati, mentre in acque internazionali opereranno le navi della missione europea. La seconda sarà invece a terra, lungo la linea di confine che separa la Libia dal Niger e servirà a fermare quanti fuggono da guerre e miseria prima che riescano ad entrare nel paese nordafricano. Obiettivo che Bruxelles conta di raggiungere anche grazie a una maggiore collaborazione con Mali, Ciad ed Egitto.

L’Europa ha fretta e Malta, a cui spetta la presidenza di turno, accelera al massimo per trovare una soluzione che metta la parola fine alla crisi dei migranti. Anche perché, sottolineano a Bruxelles – ma anche a Roma e La Valletta – la primavera si avvicina e con essa un prevedibile e forte aumento degli sbarchi.

Brexit a parte, immigrazione e sicurezza sono due punti sui quali il premier laburista di Malta Jospeh Muscat ha detto fin da subito di voler puntare. «Ci sarà una nuova crisi di migranti nei prossimi mesi e i numeri potrebbero essere peggiori del 2016», ha spiegato pochi giorni fa al termine di un vertice con il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker. Oggi proprio Juncker, insieme al commissario Ue all’Immigrazione Dimitri Avramopoulos e all’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue Federica Mogherini, annuncerà a Bruxelles un nuovo pacchetto di misure mirate ad arginare i flussi di migranti attraverso il Mediterraneo e che verranno discusse al prossimo vertice di Malta del 3 febbraio. Già da qualche giorno, però, circola un documento informale messo a punto dalla presidenza maltese in cui si chiede agli stati membri di cominciare a ragionare sulla «creazione di una linea di protezione» volta a fermare i migranti «molto più vicina ai porti di origine, nelle acque territoriali libiche». Questa linea, prosegue il documento, si farebbe «con le forze libiche come operatori di prima linea ma con un sostegno europeo forte e duraturo».

A questa conclusione Malta sarebbe giunta vista l’impossibilità di poter contare sulla collaborazione attiva del governo del premier al Serraj, considerato troppo instabile. Compito degli europei, prosegue il documento, sarebbe quello di garantire che i migranti intercettati dai libici siano «sbarcati» in Libia «in condizioni adeguate», cosa che dovrebbe essere garantita dalla presenza di organizzazioni come l’Oim e l’Unhcr.

Cardine di tutta l’operazione sarebbe la futura Guardia costiera libica il cui addestramento, compiuto dalla missione europea Sophia, è ormai quasi giunto al termine. Sembra chiaro che, seppure camuffati da operazioni di salvataggio, quelli che Bruxelles si preparerebbe a mettere in pratica sono di fatto respingimenti in mare. Respingimenti già condannati in passato dalla Corte di Strasburgo, ma che questa volta non potranno essere definiti così perché compiuti dalle autorità libiche.

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