L’Ue contro Google: «Viola le norme antitrust»
Big Data e IA È in arrivo un nuovo richiamo dell’Unione Europea a Google. Questa volta il problema risiede nella violazione delle norme comunitarie antitrust da parte della società americana, che avrebbe distorto la […]
Big Data e IA È in arrivo un nuovo richiamo dell’Unione Europea a Google. Questa volta il problema risiede nella violazione delle norme comunitarie antitrust da parte della società americana, che avrebbe distorto la […]
È in arrivo un nuovo richiamo dell’Unione Europea a Google. Questa volta il problema risiede nella violazione delle norme comunitarie antitrust da parte della società americana, che avrebbe distorto la concorrenza nel settore dell’adtech, la tecnologia pubblicitaria. La Commissione ha così inviato la sua opinione preliminare in cui si sostiene che Google abbia favorito i propri servizi di pubblicità online a scapito della concorrenza. L’indagine, ad ogni buon conto, è ancora in corso e il parere dell’Ue non è in alcun modo vincolante, anche se di certo ha un suo peso. È per questo che Google ha già fatto sapere di respingere le conclusioni a cui è giunta la Commissione e che risponderà nel merito della vicenda.
«I NOSTRI STRUMENTI di tecnologia pubblicitaria aiutano i siti web e le app a finanziare i propri contenuti e consentono alle aziende di di tutte le dimensioni di raggiungere in modo efficace nuovi clienti – si legge in una nota firmata da Dan Taylor, vice presidente di Global Ads, Google -. Ci impegnamo a creare valore per i nostri partner in un settore altamente competitivo come questo. L’indagine si concentra su un aspetto ristretto della nostra attività pubblicitaria e non si tratta di una novità. Non condividiamo il punto di vista della Commissione europea e risponderemo di conseguenza».
Secondo l’Ue, al contrario, Google avrebbe approfittato della propria posizione dominante sul mercato almeno dal 2014. Le pratiche ritenute illegittime favorirebbero il proprio sistema di scambio di annunci (l’Adx) nell’asta di selezione gestita dal sistema Dfp (Double click for publishers), pure gestito dalla multinazionale.
«La nostra preoccupazione – sostiene la vicepresidente della Commissione Ue Margrethe Vestager – è che Google possa aver utilizzato la sua posizione di mercato per favorire i propri servizi di intermediazione. Questo non solo potrebbe danneggiare i concorrenti, ma anche gli interessi degli editori, aumentando i costi degli inserzionisti».
DA QUI L’ACCUSA di aver violato l’articolo 102 del trattato europeo sulla concorrenza, che per l’appunto vieta l’abuso di posizione dominante. Era il 21 luglio del 2021 quando la Commissione ha formalmente avviato un procedimento per possibili comportamenti illeciti da parte di Google per quello che riguarda la pubblicità online.
Esultano gli editori. Angela Mills Wade, direttrice dell’Euiropean Publishers Council, ha dichiarato di accogliere con favore «i significativi progressi compiuti dalla Commissione europea nella sua indagine sulle pratiche abusive di Google nell’attività di tecnologia pubblicitaria».
Nel febbraio del 2022 l’Epc aveva presentato un reclamo, sostenendo che Google controllasse sia la vendita sia l’acquisto della pubblicità online, violando in questo modo le norme antitrust.
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