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L’Udu fa i conti: 450 euro al mese per una stanza

L’Udu fa i conti: 450 euro al mese per una stanzaA Milano occupato ex cinema Splendor contro caro affitti foto Ansa

Caro affitti A Milano si arriva a 650 euro, 500 a Roma e Bologna. Molti rinunciano a studiare

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 25 ottobre 2023

La fotografia dell’impoverimento di una nazione: il 65,7% delle studentesse e degli studenti fuorisede denuncia condizioni di disagio economico, per il 30,1% di loro si tratta di «difficoltà serie». Con le immatricolazioni che si riducono ogni anno, si conferma una tendenza all’abbandono dell’istruzione superiore non solo delle famiglie a basso reddito ma anche di quelle a medio reddito. Ha fatto i conti l’Unione degli Universitari che ha presentato ieri a Roma il report «Emergenza fuorisede», un’indagine, promossa con Cgil e Sunia (sindacato inquilini e assegnatari), basata su 20mila risposte raccolte in tutte le principali sedi universitarie del Paese. «Abbiamo titolato così il rapporto perché di emergenza si tratta e i numeri lo dimostrano – spiega Simone Agutoli, responsabile questione abitativa Udu – non è un campione statistico ma ci dà una indicazione politica rilevante».

Dai dati emerge come il costo dell’alloggio e delle spese condizionino fortemente le scelte degli studenti riguardo il prosieguo degli studi. Il costo medio di una stanza singola ha raggiunto 350 euro al mese, a cui aggiungere circa 80 euro di bollette e spese condominiali. Ma è una media, appunto, che conteggia anche le università del sud dove i costi della vita sono molto più bassi. Nelle città più attrattive per i fuorisede, l’affitto di una singola prevede un esborso di 650 euro a Milano, 500 a Bologna e Roma, 460 a Firenze. «Sono cifre assurde, quasi impossibili da sostenere per una famiglia media – dice ancora Agutoli – con un risultato duplice: molti studenti rinunciano a studiare per i costi eccessivi e la carenza di soluzioni mentre chi decide di trasferirsi lo stesso si orienta verso la camera doppia ma con un risparmio minimo, circa il 20% in meno rispetto alla singola». Oltre ai canoni inaccessibili, gli studenti denunciano difficoltà nel reperire un alloggio anche a causa delle condizioni fatiscenti degli immobili (42%), degli annunci falsi (30%), delle discriminazioni di genere (13%) e persino gli atteggiamenti razzisti dei proprietari (4%). Il rapporto evidenzia anche un paradosso: nella ricerca della casa ci si deve destreggiare tra contratti a nero e, all’opposto, obbligo di fidejussione o garanzie con lo stipendio dei genitori. Non ci si deve stupire quindi se è aumentato in questi anni il numero degli studenti lavoratori: oggi il 14,4% degli studenti dichiara di lavorare abitualmente, il 29,3% stagionalmente o saltuariamente. «Questo dato dimostra che la descrizione dei giovani sul divano è falsa – dice Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu – gli studenti lavoratori aumentano perché diminuiscono le possibilità economiche, sarebbe doveroso riconoscere questa figura a livello nazionale».

Dopo mesi di rinvii, la ministra per l’Università Anna Maria Bernini ha promesso di incontrare le parti studentesche che hanno portato avanti la protesta con le tende il prossimo 30 novembre. «Chiederemo – annuncia Piredda – uno stanziamento immediato di 100 milioni per un fondo a sostegno dei fuorisede, almeno 300 milioni per le borse di studio, interventi sulla leva fiscale e sulla regolamentazione, limitando le locazioni brevi e turistiche». «Inoltre – conclude Piredda – chiediamo un serio piano di investimenti in alloggi pubblici, stanziando 3 miliardi sul bilancio pluriennale e rivedendo il Pnrr: come abbiamo denunciato con la Cgil e il Sunia, i finanziamenti europei stanno andando principalmente ad alloggi privati con costi anche di mille euro al mese, crediamo invece che debbano garantire posti letto ai più bisognosi» .

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