Lucha y Siesta a rischio. La Regione Lazio contro il centro antiviolenza
Roma Nuove minacce anche contro SpinTime: l’immobiliare ostacola la vendita al Comune, che lo aveva inserito nel Piano casa
Roma Nuove minacce anche contro SpinTime: l’immobiliare ostacola la vendita al Comune, che lo aveva inserito nel Piano casa
Circa dieci anni fa a Roma le attiviste di Lucha y Siesta occupavano un ex-stabile Atac per costruirci un centro transfemminista antiviolenza e Action faceva lo stesso con un ex sede dell’Inpdap inutilizzata, rendendola una casa e uno spazio sociale, lo SpinTimeLabs. Oggi entrambi sono in pericolo. «Il sindaco ha convocato una riunione d’emergenza per mercoledì con numerosi assessori per discutere il caso di SpinTime», spiega Paolo Perrini, presidente dell’associazione, ottimista rispetto a un cambio di rotta.
LA CASA DELLE donne Lucha y Siesta e le numerose persone seguite nei percorsi anti-violenza che offre, si sono svegliate ieri con una delibera dell’assessora alle Pari opportunità della Regione Lazio, Renata Baldassarre, che, se approvata, cancellerebbe l’esperienza dell’associazione. L’ex deposito dell’Atac, occupato nel 2008, aveva visto uno spiraglio di stabilità quando nel 2021 la Regione Lazio lo aveva acquistato secondo la proposta della consigliera regionale Marta Bonafoni, attuale coordinatrice della segreteria nazionale del Pd, di avviare una co-progettazione. La strada per la legalizzazione, considerando per esempio il processo iniziato ad aprile contro la presidente per occupazione abusiva, era ancora lunga. Tuttavia, il centro antiviolenza aperto 24 ore su 24, la casa rifugio e le numerose attività che Lucha offre al territorio, mantenevano vivo il luogo, punto di riferimento per la capitale. «Immaginavamo che questa Regione non avesse i presupposti per riconoscere l’importanza di un progetto che parla di libertà, di autonomia, di autodeterminazione. Ma è stata una doccia fredda» racconta Simona Ammerata, tra le prime occupanti del posto.
ATTIVITÀ, queste, necessarie quanto quelle di SpinTime, l’occupazione abitativa che ospita 150 nuclei familiari ed è sede di numerose organizzazioni. Un anno fa con il Piano casa, seguito in particolare dall’assessore alle politiche abitative Zevi, il Comune di Roma si impegnava ad acquistare e legalizzare SpinTime. Ma adesso si è saputo che, Investire Sgr, la società proprietaria del palazzo, vorrebbe farlo diventare un hotel extra lusso per il Giubileo del 2025. «Ma la nostra casa non è un albergo» spiega Perrini.
LUCHA Y SIESTA e SpinTime, entrambi esempi di beni comuni capaci di rigenerazione a livello urbano e cittadino, con la loro scomparsa lascerebbero centinaia di persone senza un tetto dove tornare, tangibile o metaforico che sia. Ne farebbero le spese i bambini, visto che secondo uno studio di Open Impact, ad esempio, SpinTime è un «modello di welfare integrato», dove, tra le tante, il tasso di abbandono scolastico è pari a zero in confronto alla media laziale dell’11-12%. E le donne, che in assenza di una reale struttura di supporto statale di fronte alla violenza di genere trovavano in Lucha y Siesta la chiave per salvarsi. Le attiviste ricordano che negli ultimi nove mesi in Italia ci sono stati 93 femminicidi Nel caso della casa delle donne, l’approvazione della delibera «per ripristinare la legalità» è stata rinviata ad altra seduta, vista le richiesta dell’opposizione di centrosinistra di salvare la realtà transfemminista. Anche all’Esquilino, il quartiere di SpinTime, regna un clima di attesa. «Queste esperienze devono essere preservate per il loro alto valore sociale» insiste Perrini. «Le esperienze di SpinTime e Lucha y Siesta non possono essere monete di scambio per nient’altro. La cura e la solidarietà sono la cosa più importante che abbiamo» commenta Ammerata. Nella speranza che la rete costruita sul territorio da entrambe le realtà non venga sciolta da politiche miopi.
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