Lucano: «L’attivista curda Maysson Majidi in cella da innocente»
In carcere in Calabria Scambiata per una scafista, la donna è fuggita dall’Iran e poi dall’Iraq perché dissidente. La visita del parlamentare Ue
In carcere in Calabria Scambiata per una scafista, la donna è fuggita dall’Iran e poi dall’Iraq perché dissidente. La visita del parlamentare Ue
Pesa 38 chili e ha da poco «festeggiato» il suo ventinovesimo compleanno in carcere. Da otto mesi Maysoon Majidi è reclusa in Calabria per una vicenda processuale, kafkiana a dir poco. E ha solo di recente interrotto lo sciopero della fame. Ma la sua condizione psicofisica è tuttora precaria. L’europarlamentare Mimmo Lucano (Avs) ieri mattina ha varcato l’uscio del carcere Giuseppe Panzera di Reggio Calabria e si è recato in sua visita.
«Sono venuto qui per portare la mia solidarietà perché sono convinto della sua innocenza al 100% – racconta a il manifesto -. So cosa significa subire procedimenti giudiziari e condanne quando si è innocenti. Semplicemente ho voluto manifestare un gesto d’affetto per lei e per la causa dei rifugiati. Avrei voluto soffermarmi dettagliatamente sulla sua storia processuale ma mi è stato detto che non posso entrare in questioni tecniche nei colloqui in carcere. Per me e per la sinistra Maysoon rappresenta anche la causa curda. È un’attivista per il rispetto dei diritti umani e si trova coinvolta in una storia grottesca».
Maysoon Majidi è stata costretta a lasciare l’Iran nel 2019 dopo aver partecipato alle proteste contro il regime. Scappata nel Kurdistan iracheno, ha continuato il suo attivismo per le donne curde e iraniane ma ha dovuto lasciare pure l’Iraq perché anche lì perseguitata e per questo si è imbarcata per raggiungere l’Europa. A Crotone l’arresto con l’accusa di essere la scafista del natante su cui aveva viaggiato in seguito alle testimonianze di due migranti.
In attesa del processo, che riprenderà a settembre, l’attivista nonché regista teatrale ha sempre respinto le accuse raccontando di essere rimasta sempre sottocoperta e di aver chiesto per un malore di salire sul ponte della barca dove avrebbe litigato con un’altra donna che, prima di partire, aveva ritirato a tutti i cellulari. «Il fenomeno dello scafismo – ha aggiunto Lucano – l’ho incontrato ancor prima di diventare sindaco di Riace. Penso che sia completamente inventato e che debbano trovare qualcuno da additare alla pubblica indignazione. Hanno bisogno di qualcuno su cui costruire il teorema accusatorio. Questa ricerca del capro espiatorio è una perversione del sistema. Non è una novità che gli scafisti vengono individuati in maniera approssimativa. Scaricano su degli innocenti le responsabilità degli stati occidentali. Non bisogna mai dimenticare che è l’occidente il responsabile, siamo noi che vendiamo le guerre e traffichiamo armi. Noi che abbiamo saccheggiato i loro territori. Non dobbiamo dimenticare il colonialismo, il neocolonialismo, il liberismo. I sedicenti scafisti sono le vittime di un sistema assurdo».
Nella prima udienza del giudizio immediato presso il tribunale di Crotone, lo scorso 24 luglio, Maysoon alla notizia del rigetto dell’istanza di sostituzione della misura in carcere con quella domiciliare era sbottata in lacrime e, rivolgendosi ai giudici, aveva mostrato le foto che a suo dire la scagionerebbero. Secondo l’accusa però non ci sarebbe certezza della provenienza e della data di registrazione dei video e delle foto prodotte dalla difesa. Le prossime udienze saranno dedicate alla escussione dei testi ammessi. Tra essi i due irreperibili che non è stato possibile sentire nel corso dell’incidente probatorio ma che potrebbero scagionare l’attivista iraniana arrestata a Crotone.
La difesa, che pure aveva fornito nelle istanze depositate il numero di cellulare di uno di loro, ospite di un Centro per migranti gestito dallo stato tedesco, ha auspicato che li rintracci la procura altrimenti si farà «parte diligente» perché intende citarli. Serrato il calendario che prevede udienze il 18 settembre, il primo ottobre, il 22 ottobre, data in cui è previsto l’esame dell’imputata, e il 5 novembre, giorno della possibile sentenza.
«Ho trovato una ragazza magra ma anche sorridente che non perde mai la fiducia – ha concluso Lucano -. Quando mi ha visto si è commossa. Apprezza particolarmente il movimento di opinione che si è creato in suo sostegno. Adesso la seguirò finché per lei non finirà questo calvario giudiziario. Non parla tanto bene l’italiano ma ha capito il significato di questo gesto e mi ha ringraziato. Porterò la sua storia all’attenzione del Parlamento europeo. Il rispetto dei diritti umani è la mission che dovremmo avere tutti. Le ho portato anche i saluti personali di Ilaria Salis. E le ho assicurato che il 18 settembre sarò a Crotone in aula».
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