Mentre tutti guardiamo alla Cina con apprensione, gli esperti delle principali agenzie sanitarie internazionali avvertono che il pericolo potrebbe arrivare da ovest. C’è una nuova variante del coronavirus che si diffonde a un ritmo superiore a quello di tutti gli altri ceppi, sia in Nordamerica che in Europa. Gli scienziati l’hanno denominata con la sigla Xbb.1.5, perché appartiene al ceppo Omicron e non si merita un’altra lettera greca. Ma sui social è già stata ribattezzata «Kraken», come la mitologica piovra gigante. La sua trasmissibilità è attestata dai dati riportati ieri dal direttore della sezione europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Hans Kluge in una conferenza stampa. Kluge ha evidenziato «la presenza del nuovo virus ricombinante che si sta già diffondendo rapidamente negli Stati Uniti. I casi di questa variante rilevati nella regione europea sono ancora pochi, ma in aumento. Stiamo lavorando per valutarne il potenziale impatto».

Prima che il ministro della salute Schillaci ordini nuovi test a tappeto, l’Oms si è affrettata a chiarire che per il momento non si raccomandano particolari misure per i passeggeri in arrivo sul continente. Qualche precauzione, sì. «I passeggeri dovrebbero indossare le mascherine in ambienti ad alto rischio come i lunghi voli aerei» ha detto Catherine Smallwood, responsabile delle emergenze dell’Oms Europa. Ma ha spiegato che non si tratta di una novità: «questa è la raccomandazione dell’Oms, per tutti i viaggiatori da qualunque Paese con una trasmissione locale di Covid-19, praticamente tutto il mondo». Eventuali nuove restrizioni dovranno essere motivate con evidenze scientifiche, non riguardare un’area geografica in particolare e «applicate in modo non discriminatorio», un messaggio chiaro al governo Meloni. Piuttosto, ha concluso Smallwood, è meglio rafforzare i dispositivi di sorveglianza genomica in grado di intercettare e monitorare le varianti in circolazione, da sempre il tallone d’Achille dell’Italia.

Anche il Centro europeo per il controllo delle malattie ieri ha pubblicato un parere sulla variante Xbb.1.5. I dati raccolti finora sia negli Usa che nell’Ue mostrano che la variante cresce a un ritmo due volte più veloce rispetto alle altre varianti. Si stima che negli Usa oggi rappresenti il 28% dei casi, mentre in Europa è ancora al di sotto del 2,5% (è stata rilevata anche in Italia). «La rapida crescita negli Usa non implica necessariamente che la variante diventerà dominante nell’Ue» avverte il Centro. La variante potrebbe essere stata resa più trasmissibile grazie a una mutazione nella sua sequenza virale denominata S486P e individuata da uno studio cinese. Non ci sono tuttavia dati sufficienti per valutare se essa provochi un’infezione più grave. «C’è il rischio che faccia aumentare i casi di Covid-19 nell’Ue – concludono gli epidemiologi europei – ma non nel prossimo mese dato che al momento ha una diffusione molto limitata».

Gli autori degli studi sui si basa la valutazione europea per la verità sono più espliciti. «È quasi certamente destinata a dominare il mondo. Non vedo possibili avversari, non c’è nulla di paragonabile» ha detto alla rivista Nature Yunlong Cao, l’immunologo dell’università di Pechino che ha studiato la variante meglio di tutti. Altri esperti sono più scettici e preferiscono aspettare a pronunciarsi. Jennifer Surtees, biochimica all’università di Buffalo (Usa), ritiene che il calo dei tamponi renda difficile stimare la reale contagiosità della variante. «Stiamo volando ad occhi chiusi» ha detto. «Non abbiamo idea di quanti siano davvero i casi là fuori». Proprio come in Cina.