Europa

Loi Travail: bocciata la sfiducia, la protesta non si ferma

Riforma del lavoro La mozione della destra non passa, ma il Front de Gauche vota con chi prepara l'assalto al diritto del lavoro. Incidenti alle manifestazioni, tra casseurs e servizi d'ordine sindacali. Altre protesta la prossima settimana, anche se la legge El Khomri è "approvata" senza dibattito

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 13 maggio 2016

Tensione e confusione, su uno sfondo di grande tristezza, in piazza e all’Assemblea, nella giornata del suicidio della sinistra, dopo che il governo ha accesso la scintilla che ha infiammato ancora di più una situazione già incandescente da più di due mesi sulla Loi Travail, con il ricorso all’articolo 49.3, cioè senza discussione né voto, per far passare la riforma del lavoro. La legge è adottata in prima lettura all’Assemblea, la “censura” presentata dalla destra e votata anche dal Front de Gauche non è passata.

In piazza, tensioni e anche delle violenze, in particolare a Parigi, Nantes, Rennes, Le Havre, Tolosa, ma con una partecipazione generale in calo. A Parigi, c’erano tra le 12mila (polizia) e le 50mila (Cgt) persone, con momenti di grande tensione, vicino agli Invalides, tra giovani casseurs con il volto coperto e gli occhiali da piscina, per difendersi dai lacrimogeni, e il servizio d’ordine della Cgt, con qualche ferito tra i sindacalisti. A Nantes è stato ferito un ferroviere nell’occupazione momentanea della stazione, in alcuni centri sono state prese di mira le sedi del Ps. Ci sono stati una trentina di fermi nella quinta giornata nazionale di protesta contro la legge El Khomri. La polizia è intervenuta pesantemente, come ormai è abitudine in occasione delle manifestazioni contro la Loi Travail durante lo stato d’emergenza. La protesta non dovrebbe fermarsi: la Cgt annuncia manifestazioni e scioperi martedì e giovedì della prossima settimana. Camionisti, marittimi, ferrovieri secondo il sindacato potrebbero bloccare il paese.

A fine pomeriggio, l’Assemblea ha votato la “censura” della destra, che non aveva i numeri per passare: 246 a favore (la maggioranza è di 288). Dopo che la vigilia la “fronda” Ps con la sinistra critica non era riuscita a raggiungere le 58 firme necessarie per presentare una mozione di censura “di sinistra” (si sono fermati a 56), ieri il Front de Gauche (con due ecologisti e due ex Ps) ha unito i suoi voti alla destra e ai due deputati Fn. André Chassaigne, Pcf, ha giustificato questa scelta contro il “governo che non vuole dibattere” e che ha “optato per un passaggio di forza”, un “tour de force contro il mondo del lavoro”, imponendo una riforma che ha seguito “le sirene del Medef (padronato) e di Bruxelles”. Nessun socialista della “fronda” ha votato con la destra (due deputati hanno pero’ abbandonato il gruppo Ps), ma Valls si è rivolto al “comitato di etica” per prevedere sanzioni contro i 28 socialisti che hanno firmato l’ipotesi di “censura di sinistra”. La mozione di “censura” della destra era motivata – la legge El Khomri non è abbastanza “liberista” – e il capogruppo dei Républicains, Christian Jacob, ha spiegato quali saranno le scelte della destra quando tornerà al potere, che è convinta di riprendere tra un anno. Per Jacob, Hollande ha portato “la Francia alla rovina, al degrado”, tollera la “chienlit” (“baraonda”, termine usato da De Gaulle nel ’68) alla Nuit Debout di place de la République mentre rifiuta “la discussione all’Assemblea nazionale”.

La sinistra critica ha unito i suoi voti a coloro che si scagliano contro l’”assistenzialismo” del governo Valls, che ha fatto la “follia” di promettere l’Rsa (reddito di solidarietà) anche “ai giovani, assistiti prima di lavorare”. Jacob ricorda che la destra liberalizzerà i “licenziamenti economici” perché la Francia sia “maggiormente attraente per il capitale estero”. I candidati alle primarie a destra, che avranno luogo a novembre, stanno pubblicando i loro programmi: è una gara al liberismo più spinto e ai tagli al welfare, alla fine delle 35 ore e al potere dei sindacati. Bruno Le Roux, capogruppo socialista, ha accusato “l’opposizione sistematica” di deputati che appartenevano alla maggioranza, contro un “testo utile che prende atto della nuova era del lavoro”. Manuel Valls ha difeso con veemenza la legge e puntato il dito contro “l’alleanza dei contrari”, destra più sinistra radicale: “governare significare fare delle scelte”, ha detto il primo ministro, che ha parlato di “legge di progresso sociale”. François Hollande, in mattinata, ha affermato che “il testo di legge deve essere difeso come un testo di progresso”.

Adesso la legge El Khomri, approvata con il 49.3, passa al vaglio del Senato, poi tornerà all’Assemblea. La Cgt e Fo non hanno ottenuto il ritiro. Il padronato resta ostile alle modifiche alla prima stesura del testo di legge, considerate troppo favorevoli ai lavoratori, e aspetta l’alternanza tra un anno. La Cfdt, che ha influito sulle numerose modifiche al testo iniziale della Loi Travail, considera la versione finale “equilibrata”, che “contiene passi avanti importanti e progressi per i lavoratori”. Ma ormai nessuno ascolta più nessuno. Lo scontro è radicale a geometria variabile e con alleanze contro-natura di circostanza. Il governo Valls, accusato di aver “confiscato la democrazia” impedendo il dibattito parlamentare, resta in bilico.

 

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