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«L’occupazione fattore alla base della violenza tra israeliani e palestinesi»

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Diritti Umani Lo stabilisce il rapporto della Commissione d'inchiesta incaricata un anno fa dal Consiglio dell'Onu per i Diritti Umani di studiare le cause dello scontro tra israeliani e palestinesi. Israele e gli Usa respingono il rapporto.

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 9 giugno 2022
Michele GiorgioGERUSALEMME

Contiene una condanna netta delle politiche israeliane nei confronti dei palestinesi, il rapporto dell’Onu che sarà presentato il 13 giugno alla 50esima sessione del Consiglio per i diritti umani (Cdu). Rapporto che ieri è stato anticipato dalla Commissione d’inchiesta – composta da tre specialisti di alto profilo di diritto internazionale, a cominciare dalla presidente, la sudafricana Navanethem Pillay – incaricata dal Cdu di accertare le ragioni di violenze e tensioni divampate tra israeliani e palestinesi un anno fa a Sheikh Jarrah, a Gerusalemme Est, in Cisgiordania, poi seguite a Gaza da una escalation militare tra Israele e il movimento islamico Hamas. Lo «stato di occupazione dei Territori palestinesi da parte di Israele è uno dei principali fattori alla base delle ondate di violenza e instabilità che caratterizzano il Paese conteso tra israeliani e palestinesi», denuncia il rapporto di 18 pagine della Commissione d’inchiesta. I «crimini compiuti dai militari e le pratiche razziste presenti in tutto il Paese sono uno dei fattori di instabilità e tensione tra israeliani e palestinesi», si legge ancora nel rapporto che cita anche la «questione degli insediamenti (coloniali israeliani) illegali» come altra fonte di attrito che impedisce i negoziati tra le due parti. Il documento invita al «rispetto delle risoluzioni dell’Onu come primo passo verso una soluzione a Due Stati, che garantirebbe pieni diritti a entrambe le comunità».  Porre fine all’occupazione e alla discriminazione contro i palestinesi, è scritto del rapporto, «è essenziale per fermare il conflitto e il ciclo persistente di violenza, mentre una cultura dell’impunità alimenta il risentimento nonché le ricorrenti tensioni, instabilità e protrarsi del conflitto».

«Il rapporto appena rilasciato tocca al cuore la problematica della violenza che si è scatenata l’anno scorso» spiega al manifesto la giurista Francesca Albanese, Relatrice speciale delle Nazioni unite per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati. «I commissari alla fine del primo anno della loro indagine hanno concluso che la causa della violenza è attribuibile all’occupazione militare che va avanti da 55 anni, e che Israele non mostra alcuna intenzione di voler smantellare in linea con quanto prescrive il diritto internazionale, e alla discriminazione che è imposta ai palestinesi». Pertanto, aggiunge la Relatrice speciale «siano di fronte a conclusioni neutre alle quali erano già arrivati altri meccanismi d’inchiesta». Albanese ricorda che il rapporto punta il dito anche «contro certe pratiche dell’Autorità nazionale palestinese e di Hamas ma rimarca che la causa originaria della paralisi va attribuita alla condotta di Israele».

Israele da parte sua respinge i risultati delle indagini della Commissione d’inchiesta. La pubblicazione del rapporto è stata contestata da decine di cittadini israeliani schierati davanti alla sede dell’Onu di Ginevra, indossando maschere raffiguranti i leader di Hamas e sostenendo che «l’Onu protegge i terroristi». Alleati di Israele, gli Stati uniti per bocca di Ned Price, portavoce del Dipartimento di Stato, «contestano le conclusioni raggiunte dalla Commissione d’inchiesta poiché si tratta di un approccio non imparziale che non contribuisce in alcun modo all’avanzamento delle prospettive di pace».

 

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