Temporaneamente oscurata dalla pandemia di Covid-19 e dall’aggressione russa all’Ucraina, la saga del nucleare iraniano torna ora alla ribalta.

Di pari passo, i cittadini della Repubblica islamica protestano per la svalutazione del rial e l’aumento oltremisura dei prezzi dei generi alimentari: la farina costa il 500 percento in più. Tra gli altri, a scendere in strada sono gli insegnanti che lamentano stipendi bassi e condizioni di lavoro precarie.

In sedici città, i pensionati dimostrano il loro dissenso, nonostante l’aumento delle pensioni deliberato dal governo, e a Shiraz celebrano simbolicamente il funerale di una tovaglia, a significare la carenza di cibo sulle loro tavole. Tra i motivi della protesta, vi sono anche una serie di gravi incidenti dovuti a negligenza e corruzione, di cui diremo tra poco.

COMINCIAMO dalla questioni atomica, perché è stata proprio l’interruzione dei colloqui sul nucleare a scatenare l’impennata dell’inflazione che supera il 40 percento.

In risposta all’adozione da parte dell’Agenzia internazionale per l’Energia atomica (Aiea) di una risoluzione critica nei confronti di Teheran, ieri l’Iran ha deciso il ritiro di 27 telecamere di sorveglianza delle sue attività nucleari. Questa decisione «pone naturalmente una seria sfida alla nostra capacità di lavorare» sul posto, ha detto il direttore generale dell’Aiea Rafael Grossi.

Da parte sua, la leadership di Teheran respinge le critiche contenute nel rapporto del direttore generale dell’Aiea presentato il 6 giugno durante una riunione del Consiglio dei governatori dell’Agenzia: «Il recente rapporto è stato compilato senza dare alcuna attenzione all’interazione costruttiva e alla cooperazione volontaria dimostrata dall’Iran», ha affermato il portavoce dell’Organizzazione per l’energia atomica della Repubblica islamica, Behrouz Kamalvandi.

Che ha aggiunto: «L’Aiea si concentra su questioni basate su informazioni false e infondate fornite dal regime sionista». Secondo Kamalvaldi, le critiche di Grossi rispetto a siti nucleari iraniani non dichiarati si basano su «documenti inventati» che, se considerati autentici, possono portare a «conclusioni non valide e ingiuste».

IL CAPO dell’Organizzazione per l’energia atomica, Mohammad Eslami, ha affermato che l’Iran non porta avanti alcuna attività nucleare in segreto e non ci sono siti non dichiarati nel Paese.

E ha ribadito che i documenti presentati riguardo all’attività nucleare iraniana sono «falsi» e rappresentano una «mossa politica» in linea con le pressioni di Washington su Teheran.

Respingendo le critiche contenute nella bozza riguardo ai siti nucleari iraniani non dichiarati, Eslami ha affermato che Israele «minaccia l’Iran con operazioni distruttive e terroriste che mirano a fermare il nostro programma nucleare».

Sul fronte interno, i giornali locali riportano due gravi incidenti che hanno avuto luogo nelle ultime settimane dando avvio a ulteriori proteste in cui la popolazione ha denunciato la negligenza e la corruzione delle autorità iraniane.

LA PRIMA NOTIZIA risale al 23 maggio: il crollo dell’edificio commerciale Metropol, di dieci piani, nella città meridionale di Abadan, 43 morti. La seconda notizia, di due giorni fa, riguarda l’incidente ferroviario del treno passeggeri sulla tratta Mashhad-Yazd, a circa 50 chilometri dalla località di Tabas, nell’Iran centro-orientale, in cui hanno perso la vita almeno 21 persone e decine di altre sono rimaste ferite.

Sul treno viaggiavano in 348, cinque convogli su undici sono usciti dai binari dopo aver colpito una ruspa lungo la tratta. Questo incidente ferroviario ha ricordato all’opinione pubblica iraniana altri due disastri: nel 2004 un treno carico di petrolio, fertilizzante e cotone si schiantò vicino alla città nordorientale di Nishapur, uccidendo 320 persone; nel 2016 erano state 49 le vittime dello scontro tra due treni nella provincia settentrionale di Semnan.