Tre ottobre duemilaventitré. Sono vivi. Per caso. Per miracolo. Per il braccio di un pescatore che li ha raccolti. Per un pezzo di legno a cui si sono aggrappati. Sono tornati a Lampedusa. Per alcuni è un appuntamento fisso, un rituale del ricordo e del dolore, un tributo a chi non ce l’ha fatta. Per altri è la prima volta, la volontà di lanciare un messaggio. «QUESTA STORIA non si può dimenticare. Non bastano dieci anni, non basta una vita. Vive con me. Sogno quei momenti tutte le notti», dice Solomon Asafa. È uno dei 155 sopravvissuti al naufragio del...