Medici per i Diritti Umani (Phr) presenterà un appello alla Corte suprema israeliana per ottenere la revoca della decisione presa dal Cogat, il coordinamento dell’esercito per gli affari civili nei Territori occupati, di rimandare a Gaza, sotto le bombe e nel pieno di una gravissima crisi umanitaria, una ventina di bambini e adulti palestinesi malati oncologici o feriti gravemente nei mesi scorsi, in cura al complesso ospedaliero israeliano di Tel Hashomer e negli ospedali palestinesi di Gerusalemme Est. Una fonte di Phr, ong locale di cui fanno parte ebrei e palestinesi, ha riferito che secondo il Cogat quei civili «non avrebbero più bisogno di cure» e pertanto vanno rimandati a Gaza con i loro accompagnatori. Tesi respinta con forza dai medici. Le patologie oncologiche, dicono, necessitano controlli regolari che non possono essere effettuati a Gaza. «Riportare quei pazienti a Gaza – avverte Phr – in una situazione di attacco militare e crisi umanitaria è contro il diritto internazionale e significa un rischio consapevole di vite innocenti».

A circa 90 km di distanza da Gerusalemme, un altro ospedale, lo Shifa, una delle poche strutture sanitarie ancora parzialmente operative nel nord della Striscia di Gaza nonché rifugio per migliaia di sfollati, fa i conti da quattro giorni con la rioccupazione israeliana scattata a inizio settimana con un violento raid. Per l’esercito israeliano lo Shifa è «tornato ad essere una base di Hamas». Afferma di aver ucciso al suo interno ed intorno «90 terroristi» e di aver fermato e interrogato circa 300 palestinesi, 160 dei quali portati in Israele per «ulteriori indagini». Da parte sua il movimento islamico nega che gli uccisi fossero suoi combattenti o militanti e accusa Israele di aver compiuto un altro «sanguinoso massacro» di civili, pazienti e sfollati presenti nell’ospedale o accampati nel suo cortile. La tv qatariora Al Jazeera, intervistando alcuni sfollati fuggiti dall’ospedale, ha riferito della detenzione di numerosi civili. «Lunedì eravamo in uno degli edifici all’interno dello Shifa», ha raccontato uno di loro Saleh Abu Sakran, «i soldati hanno sparato contro l’edificio dove ci trovavamo. Ci hanno chiesto di spogliarci e di scendere nel cortile dell’ospedale, poi siamo stati portati un edificio vicino all’ospedale dove ci hanno interrogato. Martedì notte abbiamo ricevuto l’ordine di andare via da Gaza city e di trasferirci a sud della Striscia». Il portavoce della Protezione civile di Gaza, Mahmoud Basal, ha denunciato il rifiuto di Israele di coordinarsi con gruppi internazionali, come la Croce Rossa, al fine di consentire alle squadre di soccorso di poter raggiungere «centinaia di feriti» nelle vicinanze dello Shifa. Secondo alcune fonti, più di 100 operatori umanitari sono stati uccisi e dozzine feriti la scorsa settimana in otto attacchi compiuti da Israele. Per l’Oms circa 400 ambulatori e centri sanitari sono stati colpiti o danneggiati. Intanto desta forte sdegno tra i palestinesi l’ordine di evacuazione dallo Shifa dato lunedì dall’esercito a una bimba, Saja Junaid, con il volto totalmente sfigurato dalle ustioni e, se esposta all’esterno, a rischio elevato di infezioni.

La striscia di sangue si allunga. Ieri un attacco a una casa del campo profughi di Nuseirat ha ucciso almeno 27 persone. Tra i morti ci sono cinque donne e nove bambini. Un altro raid aereo ha colpito Bureij, uccidendo otto civili, tra cui tre donne. Un video sui social mostra un’intera area di Rafah, Jeneina, rasa al suolo dopo intensi bombardamenti dell’aviazione. La tregua resta lontana e i colloqui in Qatar non sembrano destinati a produrre risultati. Osama Hamdan, uno dei dirigenti di Hamas in esilio, ieri ha accusato Israele di aver respinto l’ultima proposta di compromesso formulata dalla sua organizzazione.

Con l’offensiva che non conosce soste, il premier Netanyahu ieri ha confermato che la preparazione dell’assalto alla città di Rafah andrà avanti come previsto, ma «richiederà del tempo». Ha aggiunto che presto darà la sua approvazione al «piano di evacuazione» di oltre un milione di sfollati palestinesi ammassati nel distretto di Rafah. L’esercito, ha proseguito, «continuerà ad operare a Khan Younis, nei campi centrali, per l’eliminazione e la cattura di alti funzionari di Hamas». Del piano di attacco a Rafah, Israele discuterà con il Segretario di stato Blinken, giunto ieri nella regione e che oggi sarà al Cairo e domani in Israele.

Si torna a parlare del 7 ottobre. In un video l’Unità investigativa di Al Jazeera (I-Unit) – che ha esaminato sette ore di filmati di telecamere a circuito chiuso, dashcam, telefoni personali e headcam di combattenti di Hamas morti – rivela diffusi abusi da parte dei miliziani una volta entrati nel sud di Israele. Ma mostra anche come fossero false non poche delle storie emerse nei giorni successivi agli attacchi. Come quella relativa a una casa nel kibbutz Beeri, dove l’esercito israeliano ha affermato che otto bambini erano stati uccisi. Invece non c’erano bambini lì e i 12 israeliani morti quasi certamente sono stati uccisi dal fuoco delle forze israeliane giunte per fermare Hamas.

In Cisgiordania, tre militanti armati del movimento islamico, sono stati uccisi da un drone israeliano, nei pressi del campo profughi di Jenin. L’esercito ha arrestato nelle ultime ore 30 palestinesi facendo salire a 7.700 il totale degli incarcerati.