Lo sci minaccia i carpazi ucraini incontaminati
Anche in Ucraina si scia. La pratica dello sci alpino si è intensificata particolarmente negli ultimi vent’anni. Le stazioni sciistiche si sono moltiplicate e ingrandite velocemente, arrivando a offrire a turisti prevalentemente stranieri quasi 200 km di piste che si sviluppano a sud ovest del paese, nei carpazi ucraini, l’ala orientale del grande sistema montuoso centrale dell’Europa che attraversa anche Polonia, Slovacchia, Ungheria, Romania e Serbia.
LA DESTINAZIONE SCIISTICA UCRAINA più famosa è Bukovel , che con i suoi 75 km di piste e 17 impianti di risalita è una delle più grandi dell’Europa orientale. Nell’occidente del paese le sirene d’allarme suonano di rado, le piste sono lontane dalla linea del fronte, così nonostante la guerra e la mancanza di neve, a Bukovel lo scorso inverno gli impianti non hanno smesso di funzionare, offrendo una parentesi di pace e normalità a chi se lo poteva permettere: non più gli stranieri ma giovani, famiglie, soldati in licenza ucraini hanno potuto scivolare sulla neve sparata dai cannoni alimentati dai generatori.
SEMPRE NONOSTANTE la guerra e la mancanza di neve, un invasivo progetto di ampliamento delle infrastrutture sciistiche minaccia una delle zone naturalisticamente più pregiate dell’Ucraina. L’area presa di mira è il massiccio di Svydovest, nella Transcarpazia, una regione montuosa particolarmente ricca di foreste secolari vergini, praterie alpine, laghi glaciali e fiumi. Le foreste primordiali di faggio dei carpazi ucraini, compresa la più grande e la più alta foresta primordiale di faggio, sono patrimonio mondiale Unesco in Ucraina. Il massiccio di Svydovets è eccezionalmente significativo per la conservazione della biodiversità nei carpazi ucraini per l’elevata concentrazione di specie di piante, animali e funghi rari ed endemici: vi risiedono almeno 93 specie in via di estinzione elencate nella Red List Europea come l’orso bruno europeo e la lince eurasiatica e un certo numero di specie endemiche. Almeno 17 tipi di habitat che sono stati trovati sul territorio di Svydovets sono elencati nell’allegato 1 della Direttiva europea Habitat (1992). La zona comprende anche due siti Emerald, rete lanciata dalla Convenzione di Berna del 1989, che individua aree di particolare interesse conservazionistico per la tutela della flora e della fauna selvatiche e dei loro habitat naturali d’Europa; vi si trovano inoltre parti fondamentali del sistema interconnesso di habitat che costituisce la rete ecologica della Transcarpazia.
IL PERICOLO DI MASSICCE CEMENTIFICAZIONI incombe sui carpazi ucraini dal 2016, quando l’allora governatore della regione interessata ha annunciato un piano per costruire a Svydovets un enorme stazione sciistica. Il resort avrebbe coperto un territorio di 1.400 ettari con più di 230 km di piste da sci, 33 impianti di risalita, hotel e altre infrastrutture; il tutto per accogliere 28.000 vacanzieri alla volta. Roba da fare rizzare i capelli ad attivisti ambientali e cittadini consapevoli, che lanciarono il Free Svydovests Initiative Group (FSIG), uno dei movimenti ecologici attualmente più attivi in Ucraina.
IL MASTODONTICO PROGETTO È LEGATO a doppio filo al «sogno olimpico ucraino», ovvero quello di ospitare un’edizione dei Giochi Olimpici Invernali. Già espresso dall’ex Presidente Yanukovych, è stato ribadito in più di una occasione anche dal Presidente Zelensky, l’ultima delle quali nel luglio 2022 a conflitto già in corso. In occasione della sua visita a Kiev, il Presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach ha dichiarato di voler far diventare quel sogno realtà.
IL TEMA È CHE ALLO STATO ATTUALE l’Ucraina manca totalmente delle infrastrutture necessarie per ospitare un evento di tale portata e per averle dovrebbe sacrificare una delle aree europee più importanti per wilderness e biodiversità. Una lista di 54 Ong ambientaliste da tutto il mondo hanno sottoscritto una lettera aperta indirizzata al comitato olimpico esprimendo la forte preoccupazione per i rischi legati a una eventuale organizzazione dei giochi olimpici invernali in Ucraina, utilizzati per giustificare megaprogetti ad altissimo impatto ambientale oltre che legati agli interessi di pochi oligarchi sospettati di corruzione.
FRA LE CRITICITÀ SOLLEVATE, in primo luogo il fatto che tutte le aree in questione si trovano al di sotto dei 1.900 metri, altitudine che ai tempi del cambiamento climatico non è più compatibile con i giochi olimpici invernali. Sempre nonostante la guerra e la mancanza di neve, il mega progetto di Svydovest non solo non si ferma, ma si amplifica. Nel dicembre 2022 FSIG è venuto a sapere che la società già proprietaria di Bukovel, oltre a Svydovest, sta pianificando la costruzione di due ulteriori resort nei distretti di Bystrytsia and Turbat, in zone altrettanto vergini e remote dei carpazi.
SULLA BASE DELLE MAPPE OTTENUTE dall’organizzazione, le tre nuove stazioni saranno collegate fra di loro e con l’esistente Bukovel: il risultato sarebbe un mostruoso comprensorio che occuperebbe un’area di almeno 2800 ettari e con la capacità di ospitare 65 mila turisti. I carteggi fra proponenti e amministrazioni locali testimoniano l’intenzione di portare avanti questo progetto ai fini dello sviluppo turistico.
LA CREAZIONE DI UN’INFRASTRUTTURA su così larga scala sul massiccio del Svydovest causerebbe danni irreversibili al suo ecosistema unico. Il progetto non si sviluppa su infrastrutture esistenti, ma prevede di costruire nel mezzo di paesaggi in gran parte incontaminati e fragilissimi. Oltre alle tante specie rare ed endemiche, Svydovest possiede 9 dei 17 laghi glaciali dei Carpazi ucraini. Il massiccio è al centro del regime idrologico della regione e da lì sorge il Tysa, principale affluente del Danubio: le grandi quantità di acqua consumate dal resort rappresenterebbe una minaccia per l’approvvigionamento idrico della regione. Inoltre, la produzione stimata di 5000 tonnellate di acque reflue al giorno (e che nel caso di Bukovel sono riversate nei fiumi senza trattamento) avrebbero implicazioni nel ciclo idrico che supereranno i confini ucraini, andando a minacciare il regime idrologico di più di un paese.
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