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ll gelo su Gubbio. Per Schlein solo un saluto al conclave

ll gelo su Gubbio. Per Schlein solo un saluto al conclaveElly Schlein – Ansa

Tormenti dem La segretaria infastidita dall’hotel di lusso scelto dai deputati. E punta sul lancio della legge per cancellare la Bossi-Fini. Oggi e domani conferenza al Nazareno: sì al permesso di soggiorno per ricerca di lavoro e allo ius soli . Altri no (di donne) alla candidatura in Europa. Ma lei accelera sul duello tv con Meloni

Pubblicato 9 mesi faEdizione del 19 gennaio 2024

I deputati Pd sono arrivati ieri a Gubbio con un pullman, confrontarsi e «fare squadra» il mantra. Destinazione Park hotel dei Cappuccini, un ex convento già scelto anni fa da Berlusconi per i massaggi e per la scuola politica di Forza Italia. Canti sul pullman, «Perdere l’amore» di Massimo Ranieri tra le hit.

ELLY SCHLEIN FARÀ UN salto questa mattina, evidentemente infastidita dal clamore mediatico che la gita dei deputati ha scatenato e dalla location scelta dai vertici del gruppo, troppo chic per un partito che ha (finalmente) deciso di rappresentare i più deboli. Parlerà un’oretta, poi si precipiterà a Roma, al Nazareno, dove nel pomeriggio partirà una due giorni a cui tiene moltissimo: si parlerà di immigrazione e i dem lanceranno una proposta di legge per ribaltare la Bossi-Fini introducendo il permesso di soggiorno per ricerca di lavoro, i canali legali di ingresso, lo stop ai Cpr (a partire da quelli finiti sotto le lenti della magistratura) e una critica all’Ue sul nuovo patto che non prevede l’obbligo di redistribuzione tra i 27 paesi.

DOMANI NUOVO ROUND con la proposta di riforma della cittadinanza, che ha al centro lo ius soli: chi nasce in Italia è italiano. Ci saranno esponenti delle ong, Cecilia Strada, centinaia di iscritti via web. Altro che hotel di Gubbio, il cuore della segretaria sarà a Roma. Raccontano fonti dem che ci sono stati momenti di tensione con la capogruppo Chiara Braga, scelta da Schlein ma molto vicina a Franceschini: le modalità con cui la notizia del «conclave» è uscita non sono piaciute alla leader. Che a sua volta non gradisce il quotidiano tiro al piccione di colleghi di partito che le dicono che non dovrebbe correre alle europee.

DOPO IL CARICO DI ROMANO Prodi, ieri è arrivata una lettera di 26 donne Pd che le chiedono di non correre elencando le «molteplici conseguenze negative che questa ipotesi avrebbe sulle candidature femminili». Per le aspiranti eurodeputate, dicono sarebbe «una mannaia». E ancora, parlano di una scelta che «sembrerebbe rincorrere il leaderismo della destra di Giorgia Meloni». Tra le firmatarie l’ex capogruppo in Senato Simona Malpezzi (ora coordinatrice dell’area Bonaccini), la senatrice Valeria Valente e l’ex eurodeputata Silvia Costa.

UN FUOCO DI FILA CHE, qualunque sarà la decisione finale, non fa affatto piacere a Schlein. Che è consapevole dei rischi e dei problemi di una corsa in prima persona, ma anche del fatto che questa scelta aiuterebbe la contrapposizione a due contro Giorgia Meloni. Ieri la notizia dei primi contatti tra gli staff per organizzare il confronto tv, che si terrà entro fine marzo per non violare la par condicio, ha animato i capannelli tra i deputati riuniti a Gubbio (solo dieci gli assenti «giustificati» su una settantina). Per i più l’accelerazione sul confronto suona come la conferma che la segretaria si candiderà. Potrebbe annunciarlo il 27 gennaio, quando sarà a Cassino per la prima tappa del tour per le campagna delle europee.

TRA CHI È FAVOREVOLE alla candidatura, i dubbi cominciano ad affiorare: «Dopo tutto questo casino non sarà facile gestirla», spiegano. In ogni caso, la richiesta è di sciogliere il nodo al più presto, come ha detto ieri anche Andrea Orlando. Molto dipenderà anche dalle mosse di Meloni: le due leader si osservano a distanza, per capire chi farà la prima mossa.

Sullo sfondo i rumors alimentati dalla stampa ostile, che raccontano del gelo con Dario Franceschini, uno dei suoi primi sponsor, che sarebbe pronto a spingere alla segreteria Paolo Gentiloni in caso di insuccesso alle europee. E, nel contempo, avrebbe riaperto canali di dialogo con il nemico Renzi. L’unica cosa certa è che il corpaccione del partito non ha ancora digerito l’arrivo di una leader così diversa dai precedenti. Anche perchè lei tende, comprensibilmente, a non fidarsi della truppa.

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