C’è una grande opera prevista a Livorno dentro un progetto europeo: l’ampliamento del porto industriale. Si presenta come conseguenza di una vocazione storica. Il porto mediceo con la fortificazione e i canali aveva dato la forma alla città originaria, e a questa si è aggiunta l’espansione novecentesca con altri moli e dighe foranee.

L’ampliamento previsto comporta qualcosa di più del raddoppio delle opere attuali: un allargamento di due chilometri verso nord lungo la costa e un avanzamento in mare di oltre tre chilometri con il nuovo molo esterno. L’interazione delle opere foranee con il moto ondoso avrà inevitabili conseguenze erosive sull’adiacente litorale pisano.

IL COSTO PREVISTO A CARICO dello Stato, prima dell’inizio dei lavori, è già salito da 600 a 860 milioni e non c’è sicurezza che non continui a crescere. L’opera alla fine sarà messa a disposizione di gruppi imprenditoriali che ne trarranno profitto privato. Il futuro apparato è inserito in un progetto di comunicazione ferroviaria con i punti chiave del mercato europeo. Ma per ora sono carenti i collegamenti necessari.

L’opera pone almeno due ordini di problemi. Compatibilità ambientale e paesaggistica; redditività economica prevista. Così osservazioni critiche al piano attuativo sono state presentate in questi giorni da associazioni civiche. Sotto il primo profilo va considerato l’impatto materiale dell’opera. L’enorme quantità di sabbia cavata dal fondale per il canale di accesso e i bacini interni era previsto che avesse due destinazioni: il ripascimento del lido sabbioso adiacente per mitigare l’erosione indotta dalla diga foranea e il riempimento delle casse di colmata per le spianate di banchina necessarie all’infrastruttura portuale.

LA PRIMA DESTINAZIONE è stata scartata a causa del materiale considerato non compatibile dal punto di vista ambientale e dimensionale; ma alla richiesta di accesso agli atti fatta da La Città Ecologica per verificare la fondatezza della valutazione non è stata data risposta. Tutti i materiali dragati verranno usati per realizzare i piazzali, che avranno una superficie maggiore con conseguente incremento dei costi.

Si dovrà dunque trovare una fonte alternativa di sabbia in quantità sufficiente a compensare l’erosione indotta dal porto. Quella per ora prevista dovrebbe provenire dalla foce del canale Scolmatore, dove il mare la accumulerà, e viaggiare mista ad acqua in un tubone distributore, interrato e parallelo alla battigia. Sembra che la quantità sia insufficiente e dovrebbe essere incrementata con gli apporti dello stesso Scolmatore, più limosi che sabbiosi, trasportati da acqua pompata da una zona in cui vi è il divieto di balneazione.

RESTANO PER ORA APERTI problemi tecnici rilevanti per la profondità sia dei bacini interni sia dei canali d’accesso esterni, che devono fare i conti con i bassi fondali culminanti nelle Secche della Meloria. Sembra fin d’ora che la massima profondità interna prevista sia insufficiente per le navi più ingombranti. Si vuole un nuovo porto per navi più grandi e poi si prevede che non possano entrare a pieno carico!

Un aspetto che non sembra considerato è quello del deflusso delle piene dello Scolmatore, quando le onde riflesse dalla diga foranea modificheranno i livelli idrici alla sua foce con possibili problemi di sicurezza idraulica.

QUANTO ALLA REDDITIVITÀ economica non è affatto dimostrato che l’enorme sforzo sarebbe ripagato dai guadagni, peraltro in prima istanza privati. Altre linee internazionali tra Mediterraneo e Europa sono in concorrenza (Genova, La Spezia, Gioia Tauro, Trieste). Chi garantisce che il nuovo porto di Livorno attirerà il volume di container sufficiente alla sua sostenibilità economica? Non si rischia di costruire un impianto sovradimensionato rispetto alla richiesta di mercato? Che se ne farebbe poi la città di un’armatura portuale sottoutilizzata, e oltretutto dannosa sotto il profilo ambientale e paesistico?

QUEST’ULTIMO ASPETTO va poi considerato con cautela. Il Parco Regionale esteso da Massacciuccoli al Calambrone ospita la più estesa foresta planiziaria dei litorali italiani. Il Parco è circondato da una complessa urbanizzazione: città, centri minori, autostrada, ferrovia, aeroporto, base militare, aree commerciali. L’espansione portuale prevista rende più pressante l’assedio che il contesto metropolitano esercita sulla capacità protettiva del Parco, già messa in discussione da nuove ipotesi di perimetrazione. Ne vale davvero la pena?