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L’Italia stenta ma poi batte l’Uruguay

L’Italia stenta ma poi batte l’UruguayTommaso Allan – foto Reuters

Rugby Gli azzurri passano 38-17 ma quanta sofferenza, la vittoria garantisce però l'obiettivo qualificazione per l'edizione 2024. Preoccupa l’indisciplina esibita contro una squadra non irresistibile ma capace di esprimersi al meglio nel clima di battaglia.

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 21 settembre 2023

Un tempo di grande sofferenza, chiuso sotto di dieci punti, una ripresa giocata sul velluto, complice il calo fisico dei nostri avversari. Cinque mete a due, punto di bonus, risultato finale 38 a 17 che porta temporaneamente l’Italia al comando della classifica e assicura l’obbiettivo minimo, il terzo posto finale nel girone che garantisce la qualificazione alla prossima coppa del mondo. Adesso c’è l’obbiettivo massimo, quasi impossibile: sconfiggere gli All Blacks (venerdì prossimo a Lione) o la Francia (il 6 ottobre, ancora a Lione). Sognare è tuttavia lecito.L’Uruguay aspettava da tempo questa sfida, si era preparato, conosceva i propri punti di forza e quelli deboli. Piano di gioco semplice: andare a sfidare gli azzurri sulle ruck, mettere pressione, sporcare tutti i palloni, innervosire, creare il caos. Per quaranta minuti ha funzionato molto bene. L’Italia, che pure si era portata avanti 7 a 0 dopo 5’ con Lorenzo Pani e la trasformazione di Tommaso Allan, è cascata nella trappola dei Teros. Ha sofferto da subito l’aggressività avversaria sui punti di incontro, ha cominciato a perdere palloni, commettere falli, si è innervosita. E nel giro di due minuti (25’ e 27’) ha incassato prima un cartellino giallo (Niccolò Cannone), poi ha subito una meta tecnica e un secondo inevitabile giallo sventolato in faccia a Danilo Fischetti. Si è ritrovata in tredici, due uomini in meno, alla mercé degli uruguaiani, tra i quali giganteggiava Manuel Ardao, infaticabile ladro di palloni. Confessiamo la nostra ammirazione per l’impegno, la sapienza del gioco dei Teros, per la loro capacità di interpretare al meglio un concetto fondamentale nel gioco del rugby: il sostegno, l’aiutarsi l’un l’altro, la presenza mentale.

Ripresa in parità numerica, quindici per parte, almeno per i primi due minuti, poi la maledizione del giallo colpiva l’Uruguay: Angus Gardner, l’arbitro australiano, puniva un’entrata di spalla di Vilaseca e da quel momento l’Italia poteva agevolmente prendere possesso della partita

PER TUTTO il primo tempo è andata così. L’Italia difendeva, cercava di limitare i danni, rischiava un terzo, esiziale cartellino giallo con Ivan Nemer (fallo stupidissimo a gioco fermo), incassava un’altra meta (Nicolas Freitas al 36’) e un drop di Felipe Etcheverry. Andava al riposo sotto per 7 a 17. Brutta situazione, cattivi pensieri, strigliata di Kieran Crowley nello spogliatoio, richiamo a una maggior disciplina: fate quello che sapete e dovete fare. Ripresa in parità numerica, quindici per parte, almeno per i primi due minuti, poi la maledizione del giallo colpiva l’Uruguay: Angus Gardner, l’arbitro australiano, puniva un’entrata di spalla di Vilaseca e da quel momento l’Italia poteva agevolmente prendere possesso della partita, complice la superiorità numerica e il netto calo fisico dell’Uruguay. Arrivavano le mete di Michele Lamaro (45’), Monty Ioane (52’), Lorenzo Cannone (55’), Ignacio Brex (60’), e Paolo Garbisi suggellava il risultato finale con un penalty. Per Tommaso Allan 10 punti dalla piazzola e cinque su cinque nelle trasformazioni. Tutto bene, dunque? Non proprio. Quel primo tempo grida vendetta e preoccupa l’indisciplina esibita contro una squadra non irresistibile ma capace di esprimersi al meglio nel clima di battaglia. Nove giorni per resettare tutto e prepararsi agli All Blacks.

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