L’Italia cade nella Fortezza inglese. Ma c’è del buono
Rugby Se gli azzurri hanno davvero accarezzato il sogno di vincere a Twickenham, anche questa volta hanno dovuto inchinarsi alla dura legge del più famoso stadio di rugby del mondo. Il match finisce 31-14, ma non è un brutto risultato
Rugby Se gli azzurri hanno davvero accarezzato il sogno di vincere a Twickenham, anche questa volta hanno dovuto inchinarsi alla dura legge del più famoso stadio di rugby del mondo. Il match finisce 31-14, ma non è un brutto risultato
La Fortezza non era espugnabile. Se l’Italia ha davvero accarezzato il sogno di vincere a Tickenham, anche questa volta ha dovuto inchinarsi alla dura legge del più famoso stadio di rugby del mondo. Inghilterra-Italia è finita 31-14, cinque mete a due. Ma non è un brutto risultato perché anche questa volta gli azzurri hanno fatto vedere del buono, soprattutto nel secondo tempo, il cui parziale si è chiuso a nostro vantaggio.
Il primo tempo è stato però di vera sofferenza. Gli inglesi l’hanno messa giù dura, fin dal calcio d’inizio, con il loro rugby fisico, potente, aggressivo. Predominante in mischia chiusa e nelle maul seguenti le rimesse laterali. Un gioco che ha costretto Lamaro e compagni a una difesa a oltranza che con il passare dei minuti si è fatta affannosa e indisciplinata. Al 12’ la prima meta inglese con Jack Willis pronto a sfruttare lo sviluppo di una maul. Semplice il piano di gioco inglese: a ogni fallo fischiato, palla in touche e poi maul. Owen Farrell amministrava le operazioni con grande concretezza.
Per gli azzurri una sconfitta a testa alta e ancora un rugby promettente.
DOPO venti minuti si faceva male Michele Lamaro, il capitano, e per l’Italia era un problema in più. Entrava Zuliani. Al 27’ ennesimo fallo e arrivava il cartellino giallo per Lorenzo Cannone. Gli inglesi capitalizzavano i dieci minuti con un uomo in più con altre due mete, prima con Chessum e poi con Jamie George – ancora una maul guidata fin oltre la linea di meta. Il primo tempo si chiudeva sul 19 a 0 e con gli azzurri in costante affanno. Nove falli fischiati contro erano davvero troppi. Urgeva un’iniezione di nuove energie e un po’ di fiducia. L’intervallo si rivelava utile.
Al rientro in campo si vedeva un’altra Italia. Tre minuti e gli azzurri andavano in meta con Marco Riccioni dopo una luna sequenza d’attacco multifase. Allan trasformava e il distacco si riduceva: 19-7. Si accendeva anche Ange Capuozzo e cominciava a piazzare una serie accelerazioni che mettevano paura alla difesa inglese. Quando attaccava, l’Italia era efficace. Al 50’ però arrivavano l’ennesima touche inglese, l’ennesima maul, l’ennesimo fallo e l’arbitro, il neozelandese Doleman, puniva l’Italia con una meta tecnica e un secondo cartellino giallo (Ferrari). Sul 26 a 7, a Twickenham, con quattro mete sul groppone e un uomo in meno, gli azzurri avrebbero anche potuto cedere di schianto.
Non è accaduto. I dieci minuti in inferiorità numerica non procuravano altri danni e pur con qualche imprecisione frutto della stanchezza l’Italia si riportava avanti. Sebastian Negri sradicava palloni e guadagnava terreno; le folate offensive di Capuozzo aumentavano il metraggio, i punti di incontro diventavano un vero terreno di contesa; tutto il pack saliva di tono. Al 61’ arrivava la seconda meta con Alessandro Fusco (subentrato a Varney) che sfruttava gli spazi creati da una penetrazione di Menoncello e bucava la difesa inglese. Gran bella meta.
Anche Twickenam si innervosiva: la trasformazione di Allan giungeva sotto i fischi del pubblico di casa. Servivano altre energie, serviva lucidità, ma il XV della Rosa, anche annaspando un po’, non concedeva altri sconti. Al 70’ arrivava la quinta meta (Arundell) che fissava il risultato sul 31-14 finale. Per gli azzurri una sconfitta a testa alta e ancora un rugby promettente.
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Tra due settimane la terza giornata propone Italia-Irlanda, Galles-Inghilterra, Francia-Scozia.
La classifica: Irlanda e Scozia 10; Inghilterra 6; Francia 5; Italia 1; Galles 0.
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